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Essere diaconi è uno stile di vita, interiormente liberi per lasciarsi plasmare dalle ispirazioni dello Spirito per essere come Gesù cirenei della gioia.

di Nico Rutigliano

La diaconia è per sempre. Si rimane sempre diaconi!

Quindici nuovi diaconi guanelliani! Il vescovo ordinante ha incontrato i candidati qualche giorno prima e nell’omelia della santa messa in cui li ha consacrati diaconi ha richiamato i punti salienti del suo incontro familiare con loro dando qui solennità e consistenza nella liturgia sobria del Seminario guanelliano internazionale.

«Il ministero diaconale è per tutta la vita – anche quando si è già sacerdoti e vescovi» ha detto di Sua Ecc.za Mons. Giacomo Morandi, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il contesto liturgico della Vigilia di Pentecoste ha fatto da sfondo a questa splendida cerimonia. «La festa delle Capanne ricordava il cammino del deserto quando gli Ebrei abitavano nelle tende. La Pentecoste ebraica poi, che prenderà il posto della festa delle capanne, commemora la consegna della legge. La nuova legge, con Gesù è l'amore. Lo Spirito, dono di Pentecoste rende visibile l'Amore di Cristo, quel Cristo capace di amare sino alla fine. Gesù mostrò questo amore durante l'ultima cena, quando si cinse il grembiule come un Servo. Il servo non pone delle condizioni, è pronto a servire in qualsiasi situazione. Avete fatto la Professione Perpetua il 26 maggio come Servi della Carità, di quella carità che non ha limiti: fino alla fine. Oggi, 30 maggio 2020, diventate diaconi di quella stessa carità di Cristo. Quindi essere diaconi, per vivere da diaconi; perché il diaconato sarà ed è l'inizio ma deve diventare anche stile di vita».

Un richiamo a San Luigi Guanella e alla obbedienza!

«Avere un Fondatore così è imbarazzante – ha detto mons. Morandi –. Non potete chiedere sconti. Dovete essere sempre aperti agli aggiornamenti dello Spirito Santo. Allora occorre crescere nell'atteggiamento di una continua disponibilità che sia incondizionata e soprattutto "per sempre". Qui trova senso anche la vostra professione perpetua, una consacrazione che tende alla diaconia, al servizio secondo lo stile del vostro Fondatore, San Luigi Guanella. Non mettete ostacoli all'azione dello Spirito Santo. 

Questo vostro servizio chiede una obbedienza incondizionata e una costante comunione. Non fate progetti, ma obbedite! Frequentate i santi. Da loro imparerete, cosa vuol dire amare e servire. Dice un adagio italiano: "Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei". Possiate fare della vostra vita un servizio. È importante non irrigidirsi ma crescere nella disponibilità, nella flessibilità, nello stile di una maggior accoglienza del progetto di Dio, che si manifesta anche nella volontà dei superiori. Essere obbedienti alle sorprese di Dio è importante, e questo tempo di pandemia ce l’ha fatto sperimentare. Non progettare il tuo futuro, come se già doveste sapere che cosa ne sarà della vostra vita. Non occorre nascondersi dietro i “non voglio”, “non sono pronto” perché non ci aiutano a realizzare la missione che Dio affida a ciascuno di noi; occorre, invece, la piena adesione allo Spirito, “lasciarsi fare” dalla sua grazia, permettere che Dio modelli la nostra vita come l’argilla, perché quando è lavorata, allora ne potrà uscire un capolavoro. Non sono io a gestire la mia vita, ma è Dio che la gestisce, la guida».

Una consegna che è un mandato!

Dopo che il vescovo ha conferito loro l'Ordine del Sacro Diaconato, con l'imposizione delle mani e la preghiera di Ordinazione, i quindici neo-diaconi sono stati aiutati da alcuni sacerdoti, che essi avevano precedentemente scelto e invitato, ad indossare la dalmatica (una veste utilizzata in epoca romana, oggi tunica indossata nella liturgia latina dal diacono) e la stola. Sono le vesti diaconali che indicano la funzione di servizio che i diaconi assumono come impegno costante e duraturo. Quando poi ha consegnato loro il Santo Vangelo ha accompagnato questo gesto con delle parole così significative che non hanno bisogno di spiegazioni: «Ricevi il Vangelo di Cristo del quale sei diventato l’annunciatore: credi sempre ciò che pronunzi, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni».

Un saluto che diventa una promessa!

Al termine del Sacro Rito, il Superiore generale dell’Opera don Guanella, don Umberto Brugnoni, ha presentato al vescovo la Famiglia Guanelliana estesa in tutto il mondo. «Questi 15 giovani – ha detto – sono un ulteriore dono che Dio ci fa. La carità è il distintivo esaltante della nostra famiglia. È la prima ordinazione Diaconale che il Vescovo fa, e la fa proprio qui al ‘Don Guanella di Via Aurelia’ mentre celebriamo il centenario di questa casa. Eccellenza carissima, ci aiuti ad avere qui la presenza di Sua Santità, il papa Francesco!».

Don Umberto ha poi concluso il suo breve intervento esprimendo sensi di gratitudine verso i 15 diaconi, verso le loro famiglie e i formatori.

Mons. Morandi ha preso nuovamente la parola ed ha detto: «I doni che il Signore ci fa sono per sempre. Anche il dono di questo nostro incontro è per sempre. Quando incontrerò il Santo Padre gli dirò che sono andato a preparagli un posto nella città della carità».