San Josep Manyanet trae
dalla Famiglia di Nazareth
ispirazione per pregare
ed educare. Antesignano della riscoperta del compito della
famiglia nella Chiesa
di Corrado Vari
Promuovere «l’onore della Sacra Famiglia e il bene delle famiglie e dei bambini»: questa è la stella polare che ha orientato il cammino terreno di Giuseppe (Josep) Manyanet i Vives, santo spagnolo di cui si fa memoria il 16 dicembre. «Questo è il carisma particolare che penetra tutta la sua vita, immersa nel mistero della vocazione evangelica appresa dagli esempi di Gesù, Maria e Giuseppe nel silenzio di Nazaret», osserva Giovanni Paolo II nell’Omelia della beatificazione, il 25 novembre 1984. Sarà ancora il papa polacco a proclamarlo santo vent’anni dopo, il 16 maggio 2004.
Josep nasce a Tremp, paese della Catalogna ai piedi dei Pirenei, il 7 gennaio 1833, nono figlio di Antonio Manyanet e Buenaventura Vives, piccoli proprietari terrieri. Suo padre muore meno di due anni dopo e sua madre si trova sulle spalle famiglia e lavoro. Animata da una fede profonda, affronta impegni e difficoltà affidandosi in particolare alla protezione della Vergine di Valldeflors, venerata nella collegiata del paese, a pochi passi da casa sua: a lei consacrerà il piccolo Josep al compimento del suo quinto anno di età. Davanti alla statua policroma della Vergine, patrona del suo paese, egli tornerà per l’ultima volta poco tempo prima di morire, quasi a consegnare nelle sue mani tutta l’opera della sua vita.
Fin da piccolo, Josep mostra i segni della sua vocazione, alla sequela del parroco don Valentí Lledós; insieme alla mamma, questi è il suo primo educatore nell’ambito umano e religioso e farà tutto il possibile per sostenerlo nel cammino di formazione verso il sacerdozio.
Josep studia prima presso i padri Scolopi, a Barbastro, poi presso il seminario di Lleida, per il corso di filosofia: le modeste risorse della famiglia e l’aiuto del parroco non sono sufficienti, per cui egli deve sostenersi con il proprio lavoro. A La Seu d’Urgell, sede della diocesi, egli va infine per studiare teologia, ancora con scarsi mezzi. Qui però il vescovo, Josep Caixal i Estradé, lo prende al suo servizio, diventandone al tempo stesso confessore e direttore spirituale. Sarà lui il nuovo punto di riferimento di Josep nel cammino della vita, «prendendo il testimone» da chi lo è stato finora: nel 1855 infatti muore il suo amato don Valentí e due anni dopo egli perde la mamma. Nessuno dei due, quindi, vedrà la sua ordinazione sacerdotale, il 9 aprile 1859.
Divenuto prete, Josep rimane al fianco del suo vescovo ancora per diversi anni; si impegna al suo servizio senza risparmiarsi e lo accompagna nelle numerose visite pastorali, conoscendo così da vicino la situazione di tante famiglie povere, con bambini e ragazzi abbandonati a sé stessi e senza istruzione. Il giovane sacerdote comincia allora a percepire una seconda vocazione: dedicare la vita all’educazione cristiana delle famiglie e alla formazione di bambini e giovani promuovendo la devozione verso la Sacra Famiglia di Nazareth, modello e sostegno di ogni famiglia umana.
Con questo desiderio e con l’approvazione del vescovo, nel 1864 don Josep lascia la Curia diocesana e fonda i Figli della Sacra Famiglia Gesù, Maria e Giuseppe; dieci anni dopo nascerà anche il ramo femminile dell’ordine, le Missionarie Figlie della Sacra Famiglia di Nazaret. Così egli riassume lo spirito dell’opera e lo scopo della sua missione: «Ritorniamo alla semplicità di Nazareth, dove tutto ha avuto inizio. Andiamo ogni giorno a Nazareth perché essi, Gesù Maria e Giuseppe, sono i nostri maestri. Rubiamo i loro segreti per la ricostruzione della famiglia, della Chiesa e di una nuova società, con mezzi e mentalità nuove. Leghiamo con un “filo d’oro” l’esperienza di quella straordinaria famiglia alla vita delle famiglie di oggi, per trasferirvi le basi solide che creano rapporti sani ed educativi».
Da Barcellona, dove egli si stabilisce dopo qualche tempo, l’opera di Manyanet e dei suoi si irradia in varie parti della Spagna, con la nascita di scuole professionali e collegi: oggi è attiva in vari paesi di Europa, Africa e Americhe. Il suo metodo educativo e le sue iniziative hanno molti tratti in comune con quelli di don Bosco, suo contemporaneo.
Come per tanti altri santi fondatori, non mancheranno difficoltà, prove e amarezze, ma sempre Josep andrà avanti ricercando la volontà di Dio e affidando tutto a san Giuseppe, custode della Sacra Famiglia: in un suo scritto, si impegna a «dare, ogni giorno, le chiavi della casa e di tutta la Congregazione a san Giuseppe, dal momento che è suo padre e suo maestro, dopo Gesù e Maria».
«Ogni focolare una Nazaret, ogni famiglia una Santa Famiglia», questo è il desiderio profondo che muove ogni sua azione, volta a far sì che la Famiglia di Nazareth, Trinità della terra (come egli la chiama), sia modello e strada per tutti verso la Trinità del Cielo, comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Per questo scrive anche diverse opere e dà vita a una rivista intitolata alla Sacra Famiglia.
Josep Manyanet è anche tra gli ispiratori della costruzione del tempio della Sagrada Familia a Barcellona, meravigliosa opera del genio dell’architettura Antoni Gaudí, di cui è in corso il processo di beatificazione.
Negli ultimi anni della sua vita, oltre alle fatiche della missione, Josep porta addosso anche «le misericordie del Signore», come egli chiama alcune piaghe che gli restano aperte sul costato e lo fanno soffrire. Muore a Barcellona, nella casa madre della sua congregazione, il 16 dicembre 1901, pronunciando la giaculatoria che ha accompagnato ogni sua giornata: «Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l’anima mia!».