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Giornata del malato 11 febbraio a Nazareth

di Luciano Mediolani

Si svolgerà a Nazareth l’edizione 2016 della Giornata Mondiale del Malato. L’annuncio di Nazareth fa seguito a quello dato in Germania, nel santuario di Altötting, durante le celebrazioni svoltesi dall’8 al 12 febbraio scorso. Questa giornata è celebrata ogni anno a livello locale (diocesi e parrocchie) e in modo solenne ogni tre anni sempre nei pressi di un santuario mariano. Questa celebrazione realizza così un desiderio sostenuto dal Patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal. Papa Francesco nel suo messaggio in occasione della XXIV Giornata Mondiale del Malato ha scritto che «mi offre l’occasione per essere particolarmente vicino a voi, care persone ammalate, e a coloro che si prendono cura di voi».

I feriti della vita e i buoni samaritani che stanno accanto agli ammalati sentono la vicinanza paterna di papa Francesco proprio in quel territorio della Palestina che per oltre trent’anni è stata scuola di umanità e palestra di allenamento del giovane Gesù dove ha imparato il mestiere del vivere, del lavorare e dell’amare il prossimo. Per noi guanelliani riveste una gioia particolare il fatto che le strade di Nazareth siano luogo di riflessione e di preghiera di intercessione per gli ammalati dai mille volti. Da cinquant’anni i guanelliani sono presenti a Nazareth accanto ai più poveri dei poveri assistendo oltre un centinaio di ragazze e ragazzi arabi affetti da cerebropatie gravi.

Questo Centro, auspicato da Paolo VI durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa, ha potuto essere realizzato con il contributo della generosità degli iscritti alla Pia Unione del Transito di san Giuseppe che ha permesso di costruire questo «fiore all’occhiello della carità cristiana» verso gli «scarti della società». Quest’opera guanelliana di cui abbiamo scritto negli ultimi due numeri della Santa Crociata in onore di san Giuseppe sono il frutto di grandi e significativi desideri. Il primo fu espresso da don Guanella oltre cento anni fa, durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa l’aspirazione di fondare un’opera di carità nella terra di Gesù e così testimoniare da parte della comunità cristiana l’impegno a di condividere «le gioie e le speranze» come pure le fragilità delle persone.

Al termine del Concilio Vaticano II, cinquant’anni fa il Messaggio per i sofferenti e i poveri è stato consegnato a un ospite dell’Opera don Guanella che si è sentita sollecitata dallo Spirito a partecipare alla profezia che Gesù stesso ha proclamato nella sinagoga di Nazareth. Nazareth dista pochi chilometri da Cana di Galilea e papa Francesco ha scelto come icona di questa Giornata il racconto evangelico delle nozze di Cana (Gv 2,1-11), dove Gesù fece il suo primo miracolo per l’intervento di sua Madre. Papa Francesco scrive nel messaggio: «Il tema prescelto – Affidarsi a Gesù misericordioso come Maria: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5) si inscrive molto bene anche all’interno del Giubileo straordinario della Misericordia. La Celebrazione eucaristica centrale della Giornata avrà luogo l’11 febbraio 2016, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, proprio a Nazareth, dove “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14).

A Nazareth Gesù ha dato inizio alla sua missione salvifica, ascrivendo a sé le parole del profeta Isaia, come ci riferisce l’evangelista Luca: “Lo spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore”» (4,18-19). Il peso della sofferenza in quella terra non ha trovato parole umane per spiegarlo, ma soltanto l’esempio di una persona che ha saputo bere il calice amaro del soffrire sino in fondo, facendo così scaturire dal suo abbraccio di amore una vitale energia che ci permette di superare gli ostacoli con la certezza di non essere soli ma accompagnati della sua presenza divina. «La malattia, soprattutto quella grave - scrive il Papa nel suo messaggio -, mette sempre in crisi l’esistenza umana e porta con sé interrogativi che scavano in profondità. Il primo momento può essere a volte di ribellione: perché è capitato proprio a me? Ci si potrebbe sentire disperati, pensare che tutto è perduto, che ormai niente ha più senso...».

È il grande silenzio di Dio che Gesù ha voluto sperimentare e riempire di speranza. Noi siamo consapevoli che in quel sentiero buio e stretto del dolore è già passato Gesù lasciando per chi crede nella sua potenza particelle di energia divina. Francesco, il papa, nel suo messaggio per questi momenti di difficoltà angoscia ci testimonia che «la fede in Dio è, da una parte, messa alla prova, ma nello stesso tempo rivela tutta la sua potenzialità positiva. Non perché la fede faccia sparire la malattia, il dolore, o le domande che ne derivano; ma perché offre una chiave con cui possiamo scoprire il senso più profondo di ciò che stiamo vivendo; una chiave che ci aiuta a vedere come la malattia può essere la via per arrivare a una più stretta vicinanza con Gesù, che cammina al nostro fianco, caricato della Croce. E questa chiave ce la consegna la Madre, Maria, esperta di questa via».