Maturità necessaria per viverla in modo utile e dignitoso.
di Vito Viganò
In questi nostri tempi inquieti, testimoni come siamo di guerre e minacce nucleari, cattiverie assassine e distruzioni aberranti, ci fa bene pensare che siamo anche capaci di tenerezza, di forme delicate e amorevoli nell’interagire.
«Mi fa tenerezza»: lo si dice sovente di un bambino per la sua disarmante ingenuità e per la sua fragilità. Ma tenerezze si scambiano pure con piacere appassionato gli innamorati. Succede, ma più raramente, che si provi e si esprima il sentimento della tenerezza anche nell’interagire tra adulti, di solito affettivamente più riservati. Si prova tenerezza perfino con gli animali di casa, quando sembrano affidarsi, docili e affettuosi, al buon cuore dei loro padroni.
Sentimento. Tenerezza è una variazione dell’amore, un sentimento delicato e piacevole. La si prova come desiderio di impostare la relazione in modalità gentili e amorevoli, verso un partner per il quale si prova simpatia e condiscendente protezione. Chi è oggetto di tenerezza resta coinvolto e indotto a ricambiarla con simpatia e fiducia. Anche una nuova creatura è concepita in un contesto di tenerezza condivisa. Un risvolto di tenerezza può spuntare, con imprevedibile spontaneità, perfino nelle persone più burbere, oppure tra nemici in guerra o in un mafioso, come finezza di cui il cuore umano si mostra capace. Si dice che, per guardarsi da essa, il torturatore deve evitare il contatto di sguardi o di voce con la sua vittima; altrimenti non potrebbe fare il suo mestiere.
Sentimento da esprimere. La tenerezza, come emozione nel relazionarsi, è un sentimento che esige di essere manifestato a chi ne è l’oggetto. E le parole non bastano. Si cercano allora espressioni e gesti più efficaci per mostrare all’altro ciò che si prova dentro. La mimica del volto o una carezza delicata, un buffetto sulla guancia o le coccole nell’intimità. Però la tenerezza non si presta a commedie teatrali; parole e gesti esprimono tenerezza solo se essa è viva dentro, altrimenti l’inconscio di chi ne è oggetto capta la messinscena, fatta con un altro scopo.
Tenerezza e maturità. A volte le persone si sentono quasi in obbligo di evitare la tenerezza per una funzione che esercitano o un ruolo che ricoprono. Ciò non succede solo nella vita militare. Il personale curante degli ospedali, gli insegnanti e talora anche i genitori si trattengono da sentimenti e modi dolci, pensando che la tenerezza li menomi, quasi fosse una debolezza a cui non possono lasciarsi andare. Peccato, questa penuria di tenerezza! A volte, è vero che con la tenerezza si può manipolare gli altri. Anche i bambini lo sanno fare con le moine. È un meccanismo che funziona tra gli adulti, come nel caso di adulti che chiedono l’elemosina ostentando bambini in braccio o attorno a sé. Ma a parte il possibile uso manipolatorio, non ci sono altre controindicazioni alla tenerezza, tanto da doversi preoccupare di contenerla o di evitarla. È più giustificato il rammarico perché ce n’è troppo poca nella convivenza umana. Le mire del potere e gli interessi personali occupano spesso tutto lo spazio nel cuore delle persone, inducendo alla durezza o al sopruso. Restano così svigorite e asfittiche le corde delicate, pur presenti, della benevolenza e della tenerezza.