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Aspettative per il nuovo anno

di Mario Carrera

Ogni momento della nostra esistenza, fecondata dalla potenza della grazia di Dio, inizia “Nel nome” di quel Padre, che Gesù ci ha rivelato non come un imperatore despota, ma un padre tenero che dall’eternità ci ha chiamati per nome e ci segue con amore. L’inizio di un anno è sempre un momento di “preventivi”. Si investe il tempo in progetti futuri, sogni, desideri e si programmano le tappe auspicando benessere fisico e spirituale.

Ognuno di noi vive in una realtà concreta, vive il suo tempo presente come continuità tra la memoria del passato, la passione per il presente e la nobiltà delle aspirazioni per il futuro. Il nostro avvenire non è un calendario con scadenze prefissate, ma è un patrimonio da decifrare, uno spazio da riempire di vita, di progetti. Il tempo e lo spazio del vivere sono una palestra nella quale realizzare i sogni dell’anima. Il Dio dei vivi e non dei morti, il Dio fonte della vita ci cammina a fianco e si è impegnato ad aiutarci a far uscire dallo scrigno dei nostri talenti le qualità migliori, presenti nei labirinti della nostra realtà umana popolata da risorse insospettate. Nei suoi “Pensieri” Blaise Pascal ha scritto che «L’uomo oltrepassa infinitamente l’uomo», lo oltrepassa «poiché Dio lo ha fatto a sua immagine e somiglianza».

Nella vita di ogni persona è presente un quoziente di soprannaturale che vive in simbiosi con la natura umana: esiste, cioè, un’affinità elettiva che l’uomo non riuscirà mai a distruggere. Nella vita ordinaria di ogni creatura umana ci sono dei frammenti di Dio che mantengono calde le ragioni per vivere. La sorgente del nostro impegno al servizio della gioia, in prima istanza, la cerchiamo nella cittadina di Nazareth, dove san Giuseppe ha vissuto in comunione di amore con Maria e Gesù. In quel nucleo familiare, nella casa di Nazareth, alla scuola di Giuseppe, troviamo un Dio che lavora rendendo nobile e divinizzando ogni attività umana. E’ una famiglia con uno stile di vita esemplare, una «trinità terrestre» che, nelle sue manifestazioni essenziali, è fonte di ispirazione anche per i nostri tempi, soprattutto, nella disponibilità alle esigenze del prossimo. La sfaccettatura della figura prismatica di san Giuseppe che più mi suscita interesse è il compito legato alla sua azione educativa, animata da un costante stupore nei confronti di Gesù.

A Giuseppe fu assegnata una missione singolare e unica: Dio aveva posto nelle sue mani la radiosa speranza dell’intera umanità. La lunga stagione degli anni passati nella comunità popolare di Nazareth ha costituito il centro di gravità in cui si sono intrecciati e hanno abitato tutte le più sottili sfumature di sentimenti umani. Agli occhi di Giuseppe lo stupore nel veder crescere Gesù era quotidiano e la sua azione educativa si dipanava attraverso il sentiero della comunicazione, del dialogo, del confronto. Ogni progresso in umanità era uno stupore capace di far vivere e perseverare. A Giuseppe è stato consegnato il Figlio di Dio, a noi, invece, sono consegnati il fratello, la sorella, che portano nell’anima l’immagine del volto stesso di Dio. Il Dio dei vivi lo fa per educarci reciprocamente a crescere nella sua somiglianza.

Dallo stupore e dalla fantasia creatrice del carisma guanelliano - per coprire di amore le diverse stagione dell’esistenza umana - è nata la Primaria Pia Unione del Transito di San Giuseppe. Questa realtà scaturisce dall’attenzione misericordiosa verso lo stadio più fragile e intriso di paura dell’intera esistenza umana: il morire. Le molteplice attività svolta dalle quattordici opere di misericordia ha il proprio traguardo nel sostenere spiritualmente i fedeli nel momento del guado esistenziale: il passaggio dalla sponda terrena a quella immortale. Per l’anno 2017, la lettera agli Ebrei ci invita ad affrontare il futuro correndo verso la meta con perseveranza. Non per vanagloria umana, destinata a sparire con la rapidità di un soffio di vento, ma per conseguire la preziosa e incorruttibile corona che il Signore assegnerà all’atleta che ha corso con la fiaccola della speranza, portando luce nelle periferie dell’umanità, tra gli accampamenti degli ultimi e dei più poveri.