Presentazione di Gesù al Tempio
di Mario Carrera
La liturgia della Chiesa è sempre madre e maestra e ci accompagna nella crescita della fede. Le diverse tappe delle celebrazioni liturgiche rendono contemporanei gli eventi registrati nella storia e rinnovano lo stupore di una presenza. Nella liturgia il passato si fa presente e si riempie di futuro. Per questo possiamo dire che ogni giorno è Natale: il respiro della vita Dio è impreziosito da un farmaco di immortalità.
Con un velo di tristezza constatiamo, purtroppo, che in questi tempi celebriamo un «Natale» in cui non nasce nessuno. L’ultimo scampolo per recuperare stupore la comunità cristiana lo celebra il 2 febbraio con la festa della Presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme. In questo episodio c’è un grande vecchio, custode del passato e ancora capace di stupore. Uno stupore che nasce da una lunga attesa. I secoli avevano atteso quel momento e il vecchio Simeone si fa portavoce dei gemiti dei poveri, custoditi nelle pagine della storia della salvezza. La sua anima sazia di giorni e piena di consolazione chiede il permesso di poter partire dalla terra dopo che i suoi occhi hanno visto il Messia.
Alla lode e alla contentezza di Simeone, si unisce anche Anna, una donna vecchia, carica di anni che, in quella circostanza, diventa la prima messaggera della buona notizia della venuta di Gesù Salvatore. Dopo quaranta giorni dalla nascita, ufficialmente Gesù entra nel Nuovo Testamento e lo illumina di splendore. Queste due persone anziane con la loro testimonianza ci aiutano a vivere il nostro tempo da protagonisti con una costante attenzione verso noi stessi, verso il prossimo e, infine, attenti alla vita della Chiesa. Sono i tre settori che devono trovarci vigili come i pastori della notte di Betlemme.
Così pure sempre tre sono le «nascite» di Gesù nell’arco della nostra storia personale. Gesù è nato nella nostra vita nel giorno del battesimo con il regalo della fede. Un dono immeritato che ci ha permesso di entrare nella famiglia di Dio e chiamare il creatore dell’universo: padre! La seconda nascita è il parto più difficile poiché Gesù ha deciso di nascere nella carne anche dei nostri fratelli e sorelle e in particolare dei poveri che sono diventati più di ogni altro, come dice papa Francesco, «la carne di Cristo». La terza nascita è quella definitiva ed eterna: il momento dell’incontro con Gesù. Il patrimonio della fede, contenuto nelle parole della Bibbia, nel libro dell’Apocalisse, termina con l’invocazione: «Vieni, Signore Gesù».
Da Betlemme al «Vieni, Signore Gesù» c’è la storia di tutta l’umanità. Gesù si è manifestato alla periferia dell’umanità: i poveri e gli umili l’hanno riconosciuto in quella notte di stupore. Dopo i quaranta giorni dalla nascita arriva a Gerusalemme, entra nel tempio e il sacerdote incaricato di ricevere questa primo genitura, depone il Bambino sull’altare come offerta, ma non avverte nessuna emozione. L’abitudine di quella cerimonia aveva spento ogni sentimento di partecipazione a un atto così solenne in cui la giovane coppia in segno di gratitudine, simbolicamente, restituiva a Dio il dono della vita. Solo Simeone e Anna guidati dallo Spirito vedono in quel bambinello la carne di Dio che ha voluto farsi uomo affinché l’uomo potesse diventare come Dio. La presentazione di Gesù al tempio è una festa per un’offerta di una nuova vita a Dio. È una festa di luce perché Gesù si fa dono d’amore al Padre. In questa festa la luce è simboleggiata dalle candele accese: la cera si consuma nella fiamma donando luce. È anche una festa dell’incontro. Gli occhi umani riconoscono la carne di Dio che si fa compagna di viaggio sulle strade del mondo.
Questo ideale fiume di luce, che accompagna Gesù al tempio, è anche un’anticipazione della notte di Pasqua, quando dal nuovo fuoco si accende il Cero pasquale che guiderà la comunità cristiana verso la luce del riscatto finale della Risurrezione. Il grande cammino di liberazione è iniziato con il fuoco del roveto ardente sul Monte Sinai, è passato con Gesù nel tempio di Gerusalemme ed è esploso nel fulgore della notte di Pasqua. Il periodo della Quaresima serve a soffiare sulla brace della nostra fede e così arrivare alla Pasqua avendo nell’animo un fuoco scoppiettante che illumina e riscalda la speranza.