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Natale 2014

di Mario Carrera

Nella festa di Natale Dio rinnova, nel tempo, la sua visita, ci accarezza e con la sua luce riscalda i valori fondamentali della nostra vita cristiana. In questa società frammentata come coriandoli colorati, il Natale del Redentore risveglia i desideri sopiti dal logorio del tempo e dagli affanni quotidiani e apre il cuore alla luce della speranza, la fiaccola indispensabile per i nostri passi di credenti.
Da sempre Dio ama frequentare le periferie della nostra coscienza personale, come il tessuto delle nostre periferie urbane, in modo da recuperare dignità e valori sociali, elementi essenziali per l’impegno di vita cristiana. Il Natale recupera la gioia di sentirsi popolo, un popolo in cammino sulle strade della storia umana tenendo alta la fiaccola luminosa della speranza.  Da quella notte di Betlemme a oggi, il Natale ha sempre movimentato le persone.  In quella nottata, in cui Dio «ha messo la sua tenda tra noi», gli uomini sono in marcia: lo è stato per curiosità per i pastori, o inquietudine spirituale per i re magi, lo è stato per i soldati del re Erode, che spinto dalla gelosia, dall’odio e dalla paura aveva inviato a Betlemme le guardie con l’ordine di uccidere.  Da sempre Gesù è segno di contraddizione: inquieta benevolmente  le anime nobili e scatena rancore nelle anime grette, amanti del buio. 
Essere in cammino è un fattore indispensabile della nostra vita. Per chi crede anche i passi si fanno preghiera, un abbraccio dell’umano con il divino che negli accadimenti della vita si svela lasciando trasparire la mappa e il senso del pellegrinaggio terreno. 
A Natale noi ci inginocchiamo davanti a un Bambino adagiato su un po’ di paglia e non in candide lenzuola di seta. Gesù non sceglie un palazzo regale, ma si fa carne umana tra quei poveri dove vivono particelle genuine di quei valori che riflettono più chiaramente i valori divini. «Se Gesù ha scelto la povertà, la mitezza, la sofferenza, il fallimento, l’amore e l’obbedienza, non è stato certo per rivestirsi di attrattive strane, ma perché simili condizioni umane sono beatitudini divine». 
A Natale Dio ha deciso di raggiungerci là dove noi siamo, per portarci dove è lui e per dirci che lui ha bisogno di noi per aiutarlo con la nostra testimonianza a salvare l’umanità.  A Natale - che Dio rinnova a ogni alba dei trecentosessantacinque giorni dell’anno -, Gesù s’incarna, s’incarna nella mia vita, proprio in me, uomo qualunque, senza meriti e pregi.  Ognuno di noi può dire: «sono io che sono indispensabile alla potenza divina per far sentire la sua presenza di amore tra le persone».
In quella notte i primi ad accorgersi e accorrere alla grotta sono i semplici. Gli angeli annunciano il messaggio di pace e l’affidano alle mani e ai piedi dei pastori che si muovono verso la grotta della natività.
In quello stupore c’è la meraviglia di trovarsi di fronte a una nascita avvolta da un’indescrivibile energia divina, che è consegnata alle persone di buona volontà per aiutare il mondo a entrare nei progetti gioiosi di Dio.
Ha scritto un saggio indiano che noi europei abbiamo compreso solo a metà il messaggio di Gesù; abbiamo capito che Gesù è il figlio di Dio, lui e Dio-Padre sono un tutt’uno, ma dobbiamo scoprire ancora l’altra metà: Cristo e l’uomo sono un tutt’uno e ogni uomo, anche il più piccolo degli uomini, è simile a Lui.
In ogni persona è impressa l’immagine di Dio, Gesù con la sua nascita entra nella nostra carne per ridonare splendore alle qualità divine, per renderci sempre più somiglianti alle caratteristiche stesse di Gesù, compagno di viaggio ed esemplare modello nel pellegrinare terreno. 
Prego e auguro a tutti che, davvero, quest’anno Gesù nasca nella nostra vita con i suoi valori immortali.