Novembre: commemorazione dei fedeli defunti
di Mario Carrera
«Dio non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande»: queste parole di Alessandro Manzoni ci aiutano a vivere la Commemorazione dei nostri fedeli defunti. Nei primi giorni di novembre la nostra tradizione cristiana ci sollecita alla visita dei cimiteri, ai campi della speranza. Il campo santo, come si diceva un giorno, è un recinto dove è possibile abbracciare un mondo di ricordi, rinnovare i nostri affetti e rinverdire quel quoziente di gioia che Dio ha nascosto anche nelle sofferte pieghe della morte dei nostri cari, perché lo sappiamo e lo professiamo con fede:
«la vita non è tolta ma trasformata».
Sulle nostre labbra fiorisce la preghiera dell’eterno riposo che ci mette in comunicazione con i nostri cari defunti per attingere dalla loro gioia un frammento di speranza per sorreggere la nostra vita terrena. Con la preghiera de «L'eterno riposo» invochiamo per i nostri cari defunti non tanto il riposo nella tomba, ma la partecipazione al riposo eterno di Dio, il riposo del settimo giorno che costituisce la visione del panorama di gioia e di bellezza che Dio stesso si è riservato alla conclusione della sua opera creatrice. Dio ha riposato, dopo aver ammirato il suo lavoro «buono» e dopo la creazione di Adamo «assai buono». La nostra preghiera a Dio per i defunti consiste nel chiedere a Dio che i nostri cari defunti possano prendere parte a questo pacificante riposo contemplando la bellezza infinita. Le nostre preghiere di suffragio si possono paragonare a un vento caldo del nostro affetto che dispiega la vela della zattera dei nostri cari spingendoli sempre più verso la pienezza della luce perpetua nell’oceano divino di luce e di gioia.
Anche i nostri cari defunti possono riposarsi dalle fatiche nel costruire la loro esistenza terrena, purificarsi delle loro imperfezioni, asciugare le lacrime dei dolori causati dalla loro fragilità umana e così possedere quella luce divina che fa brillare il bene compiuto e scioglie tutte le barriere dei nostri egoismi.
Con la nostra preghiera aiutiamo i nostri cari defunti e noi stessi a comprendere che nella vita tutto è dono, tutto è grazia.
C’è una notevole differenza tra possesso e dono. Durante la nostra esistenza capita spesso che il dono si fa possesso ed è usato in modo egoistico. La nostra preghiera di suffragio invoca per i nostri cari defunti che la ricchezza del dono risplenda nella gratitudine e nella lode.
Nel tessuto dell'esistere il dono di Dio si fa respiro, affetto, lavoro, relazione con il prossimo, cioè le mille cose che succedono ogni giorno nella vita sono una pioggia costante di amore che viene dall’Alto.
Godere in pienezza la luce eterna consiste nell’essere purificati da tutta quella zavorra di egoismo che ha disperso il dono facendoci perdere la percezione della mano amorevole di Dio che accompagna ogni vita.