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Giugno: solennità del Cuore di Gesù

di Mario Carrera

«Il bene tende sempre a comunicarsi. Ogni esperienza autentica di verità e di bellezza cerca per se stessa la sua espansione, e ogni persona che viva una profonda liberazione acquisisce maggiore sensibilità davanti alle necessità degli altri. Comunicandolo, il bene attecchisce e si sviluppa. 
Per questo, chi desidera vivere con dignità e pienezza non ha altra strada che riconoscere l’altro e cercare il suo bene». Questa citazione dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium descrive il ritratto del Cuore di Gesù, sorgente della costante misericordia di Dio per ogni creatura umana.
L’anno liturgico ha un carattere pedagogico, cammina seguendo le fasi della vita terrena di Gesù e dopo la solennità della Pentecoste, fa una sosta per contemplare l’energia vitale che ha permesso a Gesù di arrivare a ultimare il piano di salvezza che la bontà divina aveva stabilito per la salvezza degli uomini. Lo Spirito Santo che aveva fecondato il grembo della Vergine, nel Cenacolo è sceso per fecondare la storia umana. Dice san Paolo: «L’amore del Cristo ci possiede», come l’amore della mamma possiede un figlio e, reciprocamente, il marito la moglie. «C’è un’intimità che nasce dall’intuizione e c’è una comprensione che si alimenta con il silenzio». La scuola del silenzio ha collocato la sua aula sul crinale della vita, dove la carezza dell’amore si affida al cuore e illumina la mente.
Anche noi siamo frutto della fecondità di questa scuola, là dove abbiamo imparato l’alfabeto per riuscire a scrivere un’esistenza a livello superiore.
In Dio tutto è dono che spinge a rispondere con la gratuità a un dono ricevuto, consapevoli che «La vita si rafforza donandola e s’indebolisce nell’isolamento e nell’agio. Di fatto, chi sfrutta di più le possibilità della vita sono quelli che lasciano la riva sicura e si appassionano alla missione di comunicare la vita agli altri».
Don Guanella, appassionato cultore della vita, ha messo al centro del suo programma educativo il «cuore» non solo per la sua «capacità di intuire le ragioni che la mente non conosce», ma anche per attingere dalla pedagogia divina lo stile di vita iniziato in modo superlativo da Gesù, il buon Samaritano dell’umanità. Nel suo linguaggio pastorale scriveva: «Il Cuore di Gesù è cuore di padre. Il figlio si sente in pace quando è raccolto dalle braccia del padre. Allora - domanda - come è possibile che un cristiano non goda tranquillità e pace nelle braccia paterne di Gesù?». 
Da questa garanzia poteva dire che «le nostre opere di carità sono sgorgate dal Cuore di Dio che le ha fecondate e le sostiene e noi le facciamo prosperare accendendo in noi il fuoco della carità, unendoci ai sentimenti del Cuore di Gesù, apprendendone le virtù».
Il silenzio di san Giuseppe è una miniera di tenerezza nei confronti di Gesù. 
Le sue mani l’hanno accarezzato e hanno sentito la dolcezza del suo amore filiale. In questo mese di giugno ci faccia accostare a Gesù in modo che possiamo rinnovarci e così, come dice papa Francesco:«rompere gli schemi noiosi nei quali pretendiamo di imprigionare Gesù che costantemente ci sorprende con la sua creatività divina».