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Maggio: splendore della natura

di Mario Carrera

Caro San Giuseppe,

il mese di maggio l’antica tradizione l’ha dedicato alla tua dolce sposa Maria, ma il primo giorno è consacrato al tuo impegno di proteggere la fatica del lavoro umano. Vogliamo ritagliare un piccolo spazio da dedicare alla tua vita di onesto lavoratore invocato e benedetto come patrono e modello dei lavoratori, soprattutto per esprimere la nostra fiducia in te e per chiederti la perseveranza nella nostra vita di fede. Stiamo vivendo un momento assai drammatico nel mondo del lavoro.

Da quando l’avidità del guadagno facile ha preso il sopravvento sulla produttività, il dio mammona, che il tuo figlio Gesù ha collocato tra i nemici del Dio vero, il rapporto tra le persone è diventato sempre più conflittuale. A questo si aggiunge la scarsità di lavoro a rendere più difficile la vita.

Ti preghiamo di aiutarci non solo a trovare il lavoro per procurarci con serenità il necessario per il sostentamento della vita quotidiana, ma anche quel sussulto di spiritualità che ci permette di guardare allo scopo della nostra esistenza su questa terra.
L’eco della tua esistenza è arrivata a noi con il profumo della resina, caratteristica della bottega di un falegname che con fatica, sudore e nella semplicità del paesino di Nazareth ha guadagnato il pane per la sua famigliola.
Il tuo laboratorio era modesto, semplice, una bottega in un ambiente che viveva di agricoltura e di pastorizia. Case semplici, attrezzi di lavoro rudimentali. Nella tua attività hai trovato la tua missione, il sostentamento per vivere e la tua realizzazione come persona in un rapporto di amore con la tua singolare famiglia.
Il titolo onorifico con cui l’evangelo ti definisce è quello di uomo “giusto”. Questa «giustizia» non era quella di non essere in debito con nessuno, ma l’essere «uomo giusto», scrigno delle qualità più alte di un uomo che sa declinare tutte le sue azioni e i suoi sentimenti sulla scala della fedeltà ai valori che porta nell’anima.
Il tuo essere «uomo giusto» ha riempito la sfera della tua attività umana. La tua vita non è stata facile, fu una sfida e tu l’hai vissuta sino in fondo, non ti sei fatto cadere le braccia davanti alle difficoltà. Con il tuo esempio ci insegni che la nostra fede non può esistere solo nelle pratiche della preghiera o nell’osservanza dei comandamenti e dei precetti, ma riesce a offrire il sapore dell’eternità a tutti gli atti, modellando al pensiero di Dio tutte le vicende della nostra vita.
Tu ci insegni che la nostra esistenza non è l’usufrutto di una rendita, ma un mandato, un compito, un impegno e non un gioco al quale possiamo non partecipare. Dio ha scommesso sulla nostra vita e la nostra santità consiste nell'assecondare la volontà del Padre.
Osservando la filigrana della tua vicenda umana, o caro e amato san Giuseppe, scopriamo la tua costante attenzione ai piani di Dio: la tua obbedienza, la tua prontezza nell’adempiere le ispirazioni che il piano di Dio stava srotolando davanti ai tuoi occhi.
Prima di agire ti sei sempre soffermato a pesare sulla bilancia di Dio i risultati delle tue azioni. 
Il tuo modo di comportarti ci insegna che, salendo la scala della volontà del Padre, sei entrato in un’intimità divina sempre più grande. Coltivando in modo stupendamente sereno il tuo amore verso la tua amata fidanzata, Maria, l’hai aiutata a portare con maggior fiducia il grande mistero che si era impadronito della sua stessa vita. Aiutando a Nazareth le famiglie povere, sei diventato specchio dell’amore di Dio.
Tu, o caro San Giuseppe, ci insegni che quando la vita è una risposta fiduciosa a un desiderio d’amore che viene dall’Alto, anche la morte non è altro che un ritorno a casa, dove siamo attesi.
Ti chiediamo di aiutarci a ordire i fili della nostra esistenza; eseguire un tessuto in cui s’intrecciano i fili del vivere quotidiano così da creare l’arazzo della nostra immortalità accanto a Dio-Padre, al Figlio Gesù - redentore e allo Spirito Santo datore di ogni bene nel mondo.
Caro e saggio San Giuseppe, ottienici dalla bontà di Dio la convinzione che noi stiamo vivendo questa stagione della nostra storia non tanto per inventare cose straordinarie, ma per coltivare e vivere esempi e testimonianze in grado di suscitare risorse costantemente nuove sia nella chiesa che nella società.