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di don Mario Carrera

Abbiamo iniziato la Quaresima con uno scoppio di vita; nella prima domenica il libro della Genesi proclamava: «Il Signore Dio plasmò l’uomo con la povere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita». Nella notte di Pasqua.  «è apparsa un’altra generazione, un’altra vita, un’altra maniera di vivere, un cambio della nostra stessa natura».    

Gesù con la sua resurrezione ha “riciclato” la nostra natura umana restituendola nella forma che Dio stesso aveva sognato creando il nostro progenitore: Adamo è nato dalla terra, ora, Gesù, il primogenito dei viventi, è nato da una natura abitata da Dio stesso.

Cristo risorto cambia la nostra relazione con Dio creatore e Signore e la trasforma in una relazione filiale e, così, come battezzati, ogni volta che compiamo un’opera buona doniamo con la nostra buona azione una scintilla di Cristo risorto.

La nostra vita cammina avvolta nella luce della resurrezione e ogni volta che facciamo un pezzo di strada in compagnia dei discepoli di Emmaus il nostro cuore si riscalda, la nostra anima si illumina e i compagni di viaggio li sentiamo come fratelli.

Dopo che al mattino, quand’era spuntata l’alba, Gesù era apparso alle donne, alla sera, prima del tramonto, entrano sulla scena due discepoli che, pur avendo sentito la notizia dalle donne che Gesù era vivo, non avevano creduto e trascinandosi la loro delusione come ombre stanche, e con un andatura da funerale smozzicavano tra loro parole di delusione. In quel silenzio, alle loro spalle avvertirono dei passi sino a quando furono raggiunti da un “pellegrino” che vedendoli stanchi e dal volto triste avanzò loro una domanda sul motivo della loro tristezza.

I discepoli rimasero meravigliati che il pellegrino ignorasse i fatti straordinari avvenuti a Gerusalemme in quei giorni. Cammin facendo instaurarono un dialogo. Quando il sole stava per tramontare e le tenebre si infittivano, i due discepoli invitarono il pellegrino a fermarsi nella locanda con loro, dicendo, «Caro amico, resta con noi a cena».  Si misero a tavola e il pellegrino come primo gesto della cena: «Prese il pane, recitò la benedizione, spezzò il pane e lo diede loro».

Allora si aprirono i loro occhi e riconobbero Gesù risorto e poi «sparì alla loro vista».

I due discepoli con gli occhi illuminati dalla fede e con la gioia nel cuore, aiutati dalla luce della luna piena con passo veloce ripresero il cammino di ritorno e, quasi alle luci dell’alba, giunsero trafelati al “Cenacolo” e trovarono gli undici apostoli e quelli che erano con loro e si sentirono confermare i fatti: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone».

Tutti noi credenti ci siamo fermati su queste pagine dell’evangelo, sia sull’incontro di Gesù con le donne al sepolcro e che sul fatto dei due discepoli che «l’hanno riconosciuto allo spezzare del pane».

Anche sant’Agostino ha commentato questo episodio domandandosi: «Quando il Signore si è fatto riconoscere?». Alla risposta: «Allo spezzare del pane!», continua sant’Agostino «Ecco la nostra certezza: condividendo il pane, noi riconosciamo il Signore. Egli ha scelto di essere riconosciuto lì, a causa nostra che, senza vedere la sua carne, mangeremo la sua carne. Chiunque tu sia, tu che credi, la condivisione del pane ti conforti. L’assenza del Signore non è un’assenza. Colui che tu non vedi con i tuoi occhi, è con te. […] Quando Gesù parlava loro, i discepoli, non credevano ancora che egli fosse risorto. Avevano perso la speranza. Camminavano, morti, con la vita. […] il Signore sarà simile ad un viandante che va molto lontano, ma essi hanno saputo trattenerlo. Nella condivisione del pane, il Signore si è reso presente – e concludeva, suggerendoci queste parole: – Impara dove cercarlo, dove trovarlo: voi lo trovate quando tutti insieme lo mangiate».

Alleluia! E a tutti una rinnovata speranza con una «Buona Pasqua di Resurrezione».