Pasqua 2018
di Mario Carrera
Gesù risorto ha fatto fiorire nell’animo di Tommaso la beatitudine della fede. Dopo aver invitato l’apostolo a costatare con le sue mani la presenza di Gesù risorto e dopo l’invito a «non essere incredulo ma credente» Tommaso professa la sua fede, dicendo: «Mio Signore e mio Dio».
Gesù risorto esalta la potenza dei sentimenti dell’anima sottolineando che l’intelligenza può arrivare al cuore delle realtà solo se è accompagnata dall’amore. La fede parla solo con le parole della vita. «L’amore è il più aristocratico, vigoroso e ardente dei ritrovati umani per cambiare e abitare il mondo». Con onestà dobbiamo constatare che gli ideali importanti di una vita sono alimentanti da fiumi carsici che la mente non conosce, ma che l’amore intuisce.
Diceva Antoine de St Exupery, l’autore de “Il piccolo principe” che «se si vogliono formare dei navigatori, non basta insegnare loro come si allestisce un’imbarcazione e come la si regge, ma è necessario infondere in loro il gusto del mare spazioso e infinito».
La Resurrezione di Gesù illumina i confini del mondo, ci spinge a uscire dalla nostra grettezza d’animo, dal cerchio ristretto dei nostri calcoli, ci invita ad aprirsi verso grandi orizzonti e a prendere il largo.
Quest’anno, nel rispetto delle regole della liturgia, la solennità dell’Annunciazione del 25 marzo, che celebra l’inizio della salvezza dell’umanità con il messaggio dell’Arcangelo Gabriele a Maria, viene posticipata il 9 aprile. Rimane, comunque, che in quella cittadina il sogno di Dio ha iniziato a pulsare di vita nel grembo di una giovinetta come linfa di un fiore aperto alla vita.
L’Amore increato si cala sopra questa creatura, la più innocente della terra e viene a vivere da uomo, fondendo in sé con la sua natura divina la nostra natura umana. Il Creatore assume la nostra carne, la nostra forma di vita e la nostra sorte.
L’avventura terrena, iniziata da Gesù a Nazareth nel grembo di Maria, si è conclusa a Gerusalemme. A Pasqua Gesù ha completato la sua missione di salvatore dell’umanità. Dai frantumi della morte sconfitta nel duello con la vita, Gesù ci invita a festeggiare la nascita di una nuova umanità. Ai personaggi antichi del primo capitolo del libro della Genesi, Adamo ed Eva, sono succeduti Cristo e sua Madre.
Il primo come vincitore sulla morte e la Vergine come madre della nuova umanità.
Incarnazione e Resurrezione sono gli avvenimenti unici registrati nella storia dell’umanità e su questi fondamenti siamo invitati, come san Tommaso a passare da «increduli a credenti», imitando gli atteggiamenti di fiducia della Vergine Maria.
Sant’Agostino ha scritto che a Maria valse di più «l’essere discepola di Cristo che madre… perché ella custodì la verità nella mente più che la carne nel ventre». La carne era frutto dello Spirito Santo, la fede era anche forza della volontà di Maria sorretta dall’amore.
Nel prossimo ottobre Paolo VI sarà proclamato santo per un miracolo singolare. Quando era arcivescovo a Milano il 25 marzo del 1961 all’Ospedale Maggiore di Milano il cardinal Montini diceva a quegli ammalati: «Noi moderni andiamo perdendo non solo la nozione del Dio vivente, ma quella altresì di qualsiasi trascendenza, cioè di qualche realtà viva fuori di noi, o viva al di fuori e al di sopra del cosmo naturale che abbiamo davanti, siamo tentati di dire che questo mistero dell’Incarnazione è troppo grande, è sconvolgente e sbalorditivo, tocca l’impensabile e l’impossibile».
Alla luce della Risurrezione di Gesù, la solennità dell’Incarnazione Maria più che mai si illumina e diventa “la porta del cielo” per la quale Dio è entrato concretamente a far parte della nostra umanità e nel giorno di Pasqua Gesù risorto fa splendere quella «porta del cielo» dalla parte della terra per far varcare l’umanità redenta nella luce dell’immortalità.