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di Mario Carrera

«Come una candela viene accesa  alla fiamma di un'altra candela, così dalla fede scaturisce altra fiamma di fede» e così la nostra vita è un perenne passaggio da luce a luce. 

Le stagioni liturgiche hanno il compito di preparare la nostra anima ad accogliere la fiaccola della luce dello Spirito per illuminare il nostro presente.

Nella tradizione della Chiesa il periodo della quaresima era l’anticamera di tutti i sacramenti e costituiva il periodo del catecumenato, la preparazione alla celebrazione del sacramento del battesimo, la porta di ingresso nella comunità dei credenti.

Sino a qualche decennio fa la quaresima costituiva un periodo “forte” per la conferma sempre più radicale della fede, pur accanto alla raccomandazione a una maggiore austerità di vita come palestra di libertà dai condizionamenti umani. 

Sino agli anni Cinquanta era abitudine frequentare la predicazione quaresimale con degli appuntamenti settimanali che consistevano in una rivisitazione delle principali verità della fede in modo di arrivare alle feste di Pasqua con nell’animo gli stessi sentimenti  delle donne che in quel mattino di Pasqua arrivarono al sepolcro e furono accolte da Gesù risorto da morte e lo salutarono come il “primogenito” della nuova creazione.

Gli incontri importanti della vita non conoscono la patina dell’abitudine, ma sono sempre rivestiti di una gioia costantemente nuova. 

Prima che la televisione ci  rubasse la “prima serata” con i suoi programmi, i cristiani di buona volontà trovavano il tempo anche di frequentare la chiesa per ascoltare appunto “quaresimali” con un predicatore straordinario, oppure ritagliarsi del tempo per partecipare alla Via Crucis. 

Ora abbiamo azzerato tutto.  I giornali sono in crisi, le riviste religiose rimangono incellofanate sotto la polvere e il deserto dei valori spirituali si va ampliando sempre più, abbassando l’orizzonte degli ideali nobili, la nostalgia dell’immortalità e i frammenti di “eterno” nascosti nei cromosomi del nostro Dna.  Persa la consuetudine di coltivare le qualità dello spirito alle sorgenti della stessa vita divina, ci stiamo accorgendo che qualsiasi progresso scientifico, pur importante e doveroso, risulta inutile per un’autentica crescita in umanità. 

Oggi si parla di “educazione permanente”; sino alla tarda età siamo sempre scolari  alla scuola della vita e ad ogni tornante in questo percorso educativo scopriamo la gioia di coltivare la bellezza, quel patrimonio di realtà positive a cui è dato il compito di salvare il mondo. Ogni persona entra nel mondo con un fagottino di semi, con un gruzzolo di talenti evangelici come scrigni di bellezza futura da sviluppare.  Questi talenti, scoperti e coltivati nell’educazione, diventano generatori di linfa per frutti di giustizia, di pace e di fraternità.  La bellezza dei talenti, avuti da Dio in gestione, sono una quotidiana aurora di luce da accendere e far crescere.

Non dobbiamo dimenticare che le qualità umane di una persona sono il frutto della familiarità di valori coltivanti e maturati con il sapore della responsabilità nei confronti della vita stessa. 

Le radici di un’esistenza  conservano i valori coltivati negli ambienti in cui siamo cresciuti, fanno fiorire il panorama dei desideri che illuminano il nostro futuro.  Il saper raccontare lealmente anche a se stessi la propria storia è vivere una costante primavera.

Il giorno dell’Epifania di quest’anno papa Francesco, battezzando dei bambini nella cappella Sistina, per l’educazione alla fede dei propri figli ha raccomandato ai genitori di essere discepoli dello Spirito Santo, illuminati dalla sua luce ma con parole comprensibili, perché «la trasmissione delle fede si può fare soltanto  “in dialetto”, nel dialetto della famiglia, nel dialetto di papà e mamma, del nonno e della nonna. […] Trasmettere la fede, ma farlo con il dialetto dell’amore della vostra casa, della famiglia».

Don Guanella nei suoi scritti spirituali parla spesso del “pane dell’anima” come nutrimento e vigoria di ogni esistenza.“Pane dell’anima” per questa quaresima può essere l’impegno a leggere gli articoli della Santa Crociata in onore di San Giuseppe. Riattivare l’impegno dell’ora santa in onore di san Giuseppe. Inoltre la radio e la televisione, come la  TV2000 e altri canali televisivi e radiofonici, ci offrono la possibilità di creare delle oasi di spiritualità per regalarci un pezzo di un quotidiano “pane dell’anima”.

Se durante la quaresima riusciamo a  ricaricare lo spirito, a volte, un po’ anemico con gli integratori dell’anima composti da: preghiera, letture, riflessione e silenzio, tutto acquista lucentezza non tanto per la nostra bravura, ma per aver lasciato allo Spirito Santo la possibilità  di rigenerare i nostri sentimenti e renderli nuovi.

Buona quaresima!