Decima catechesi del Papa, 2 febbraio 2022
San Giuseppe e la comunione dei santi
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi vorrei soffermarmi su un importante articolo di fede che può arricchire la nostra vita cristiana e può anche impostare nel migliore dei modi la nostra relazione con i santi e con i nostri cari defunti: parlo della comunione dei santi.
Tante volte noi diciamo, nel Credo: «Credo la comunione dei santi». Cosa è la comunione dei santi? Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: «La comunione dei santi è precisamente la Chiesa» (n. 946). Ma guarda che bella definizione: «La comunione dei santi è precisamente la Chiesa»! Che cosa significa questo? Che la Chiesa è riservata ai perfetti? No! Significa che è la comunità dei peccatori salvati. La Chiesa è la comunità dei peccatori salvati. È bella questa definizione. La nostra santità è il frutto dell’amore di Dio che si è manifestato in Cristo, il quale ci santifica amandoci nella nostra miseria e salvandoci da essa. Sempre grazie a lui noi formiamo un solo corpo, dice san Paolo, in cui Gesù è il capo e noi le membra (cfr. 1 Cor 12, 12). Questa immagine del corpo di Cristo ci fa capire subito che cosa significa essere legati gli uni agli altri in comunione. «Se un membro soffre – scrive san Paolo – tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra» (1 Cor 12, 26-27). Questo dice Paolo: siamo tutti un corpo, tutti uniti per la fede, per il battesimo, tutti in comunione: uniti in comunione con Gesù Cristo. E questa è la comunione dei santi.
Cari fratelli e care sorelle, la comunione dei santi è un legame talmente forte che non può essere rotto neppure dalla morte. Infatti, la comunione dei santi non riguarda solo i fratelli e le sorelle che sono accanto a me in questo momento storico, ma riguarda anche quelli che hanno concluso il pellegrinaggio terreno e hanno varcato la soglia della morte. Anche loro sono in comunione con noi. Pensiamo, cari fratelli e sorelle: in Cristo nulla può mai veramente separarci da coloro che amiamo perché il legame è un legame esistenziale, un legame forte che è nella nostra stessa natura; cambia solo il modo di essere insieme a ognuno di loro, ma niente e nessuno può rompere questo legame.
In questo senso, la relazione di amicizia che posso costruire con un fratello o una sorella accanto a me, posso stabilirla anche con un fratello o una sorella che sono in cielo. I santi sono amici con cui molto spesso intessiamo rapporti di amicizia. Noi abbiamo degli amici in cielo. Nella storia della Chiesa ci sono delle amicizie costanti che accompagnano la comunità credente: anzitutto il grande affetto e il legame fortissimo che la Chiesa ha sempre sentito nei confronti di Maria, Madre di Dio e Madre nostra. Ma anche lo speciale onore e affetto che ha tributato a san Giuseppe. In fondo, Dio affida a lui le cose più preziose che ha: suo Figlio Gesù e la Vergine Maria. È sempre grazie alla comunione dei santi che sentiamo vicini a noi i santi e le sante che sono nostri patroni, per il nome che portiamo, per esempio, per la Chiesa a cui apparteniamo, per il luogo dove abitiamo, e così via, anche per una devozione personale. Ed è questa la fiducia che deve sempre animarci nel rivolgerci a loro nei momenti decisivi della nostra vita. Pregare un santo è semplicemente parlare con un fratello, una sorella che è davanti a Dio, che ha percorso una vita giusta, una vita santa, una vita esemplare, e adesso è davanti a Dio. E io parlo con questo fratello, con questa sorella e chiedo la sua intercessione per i miei bisogni.
Proprio per questo mi piace concludere questa catechesi con una preghiera a san Giuseppe alla quale sono particolarmente legato e che recito ogni giorno da più di 40 anni. È una preghiera che ho trovato in un libro di preghiere delle Suore di Gesù e Maria della fine del Settecento. È molto bella, ma più che una preghiera è una sfida a questo amico, a questo padre, a questo custode nostro che è san Giuseppe. Sarebbe bello che voi imparaste questa preghiera e possiate ripeterla. La leggerò.
«Glorioso Patriarca san Giuseppe, il cui potere sa rendere possibili le cose impossibili, vieni in mio aiuto in questi momenti di angoscia e difficoltà. Prendi sotto la tua protezione le situazioni tanto gravi e difficili che ti affido, affinché abbiano una felice soluzione. Mio amato Padre, tutta la mia fiducia è riposta in te. Che non si dica che ti abbia invocato invano, e poiché tu puoi tutto presso Gesù e Maria, mostrami che la tua bontà è grande quanto il tuo potere”. E finisce con una sfida: «Poiché tu puoi tutto presso Gesù e Maria, mostrami che la tua bontà è grande quanto il tuo potere».
Io mi affido tutti i giorni a san Giuseppe, con questa preghiera, da più di quarant’anni: è una vecchia preghiera. Avanti, coraggio, in questa comunione di tutti i santi che abbiamo in cielo e in terra: il Signore non ci abbandona.