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Tota Pulchra es Maria

del card. Ennio Antonelli

Nel Vangelo dell’Annunciazione l’angelo la saluta: «Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te». “Piena di grazia” significa “ricolmata dell’amore gratuito” di Dio, della sua benevolenza, della sua misericordia e quindi ricolmata anche di bellezza, di splendore e di fascino. Con il linguaggio della moderna riflessione teologica potremmo dire: ricolma di grazia increata, cioè di Spirito Santo, e di grazia santificante creata.

Progressivamente attraverso i secoli, la fede della Chiesa, illuminata dallo Spirito Santo, è arrivata a interpretare “piena di grazia” come redenta in modo più sublime, preservata in virtù del Cristo redentore dal peccato originale e da ogni peccato personale, anzi, come insegna il Concilio Vaticano II, «adornata fin dal primo istante degli splendori di una singolarissima santità» (Lumen Gentium 56), la quale poi è cresciuta continuamente durante tutta la sua esistenza terrena mediante la sua fede, la sua pronta obbedienza alla volontà di Dio, l’unione perfetta con Cristo specialmente «ai piedi della croce» (Lumen Gentium 58). In Maria contempliamo sia il primato assoluto della grazia, sia l’accoglienza incondizionata e la perfetta cooperazione della libertà umana. Maria è la tutta santa, la tutta bella agli occhi di Dio e agli occhi della Chiesa. «Tutta bella sei, o Maria; la macchia originale non è in te. Tu sei la gloria di Gerusalemme; tu la letizia di Israele; tu l’onore del nostro popolo. Tu sei l’avvocata dei peccatori». 

Tutta santa e nello stesso tempo protettrice dei peccatori, come Gesù che durante la vita pubblica appariva come il Santo di Dio e nello stesso tempo come l’amico dei peccatori, perché più uno è santo e più è misericordioso.

Maria è la rosa mistica, cioè la regina dei fiori, la regina dei santi. In lei si concentra la santità della Chiesa, la bellezza dell’umanità redenta, come esclama pieno di stupore e commozione il sommo poeta Dante Alighieri:

«In te magnificenza, in te pietate, 

in te misericordia, in te s’aduna 

quantunque in creatura è di bontate» (Paradiso, XXXIV)

Contempliamo dunque la santità di Maria e rendiamo grazie a Dio suo creatore e salvatore. Inoltre non possiamo non ricordare che, a somiglianza di Maria, anche noi siamo chiamati ad essere santi. Noi non siamo stati preservati dal peccato originale, cioè dallo stato originario di alienazione da Dio, ma sia pure in modo diverso siamo stati liberati dal potere del demonio, del peccato e della morte e ci è stata data la forza per vincerlo.