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Siamo consapevoli che la salute delle persone è un bene primario che va difeso e sostenuto. La tragica pandemia del coronavirus ha messo in dubbio tale certezza poiché ha visto il nostro Paese in una prova difficile ed ardua tale da mettere in dubbio la tenuta della democrazia. Eppure, la spesa sanitaria pubblica è in costante discesa, come conferma il “Rapporto 2019 sulla sostenibilità del Sistema sanitario nazionale” redatto dalla Fondazione Gimbe (Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze). «Davanti al lento e progressivo sgretolamento della più grande opera pubblica mai costruita in Italia - esordisce il presidente Nino Cartabellotta - negli ultimi dieci anni nessun Esecutivo ha mai avuto il coraggio di mettere la sanità pubblica al centro dell’agenda politica, ignorando che la perdita di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico, oltre a compromettere la salute delle persone e a ledere un diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione, porterà ad un disastro sociale ed economico senza precedenti».

«Perarltro – continua il Presidente – la scarsa attitudine ad investire in sanità va a braccetto con la facilità a disinvestire, visto che dal 2010 tutti i Governi hanno ridotto la spesa sanitaria per fronteggiare le emergenze finanziarie, fiduciosi che il SSN fornirà sempre risultati eccellenti e consapevoli che qualcun altro altro raccoglierà i cocci. Ma al tempo stesso, con l’obiettivo (fallito) di aumentare il consenso elettorale, hanno puntato sui sussidi individuali, indebolendo di fatto le tutele pubbliche in sanità ed aumentando la spesa delle famiglie». Senza contare gli sprechi e il malaffare che rappresentano quasi il 40% della spesa nazionale sanitaria.

La Fondazione GIMBE ha indicato in 12 punti una piattaforma da cui partire per il SSN:

- mettere la salute al centro;

- rvitare continue revisioni;

- sumentare le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni;

- vostruire un servizio socio-sanitario nazionale, poiché i bisogni sociali sono correlati a quelli sanitari;

- ridisegnare il perimetro dei livelli essenziali di assistenza;

- ridefinire i criteri di compartecipazione alla spesa sanitaria;

- lanciare un piano antispreco;

- avviare un riordino legislativo della sanità integrativa;

- regolamentare l’integrazione pubblico-privato;

- rilanciare politiche e investimenti;

- finanziare la ricerca;

- promuovere l’informazione istituzionale.

(a cura di michele gatta)