di Marco Renzi
L’ipertensione arteriosa è una condizione clinica caratterizzata da elevati livelli pressori del sangue, che vengono identificati in condizioni di riposo in almeno due misurazioni consecutive; non si tratta di una vera e propria patologia, ma di una condizione clinica che rappresenta un significativo fattore di rischio per l’insorgenza di patologie cardiovascolari come infarti ed ictus, nonché di nefropatie croniche ed arteriopatie periferiche.
Quando il cuore si contrae e il flusso di sangue passa nelle arterie, si registra la pressione arteriosa più alta, detta sistolica o ‘massima’; mentre tra un battito e l’altro il cuore si riempie di sangue e all’interno delle arterie si registra la pressione arteriosa più bassa, detta diastolica o ‘minima’. Si parla di ipertensione quando i valori di sistolica e/o di diastolica superano i 140 (per la massima) o i 90 (per la minima) mmHg, secondo le linee guida internazionali e l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Nel mondo, le persone che soffrono di ipertensione arteriosa sono oltre un miliardo, e rappresentano il 30-40% della popolazione adulta e ben il 60% della popolazione al di sopra dei 60 anni; di queste solo il 15-20% raggiunge valori pressori adeguati con la terapia farmacologica e la correzione delle abitudini alimentari e dello stile di vita, nonostante la vasta disponibilità di farmaci esistenti.
Secondo le ultime linee guida Europee i valori pressori target da raggiungere sono pari a 120-129 mmHg per i soggetti con età inferiore ai 65 anni e 130-139 mmHg per i soggetti di età superiore ai 65 anni.
Le precedenti raccomandazioni sostenevano un approccio al trattamento dell'ipertensione per gradi (inizio della terapia con un farmaco, seguito dall'aggiunta a questo di un secondo o di un terzo all'occorrenza). Tale approccio è stato sconfessato perché viziato dall'“inerzia terapeutica” a cambiare la strategia iniziale di trattamento: almeno l'80% dei pazienti dovrebbe passare al trattamento con due farmaci anti-ipertensivi, mentre la maggior parte di essi rimane in terapia con un solo farmaco con conseguente controllo inadeguato dei valori pressori.
In caso di ipertensione resistente, cioè non controllata dalla terapia di associazione con tre principi attivi, è consigliabile aggiungere un diuretico alla terapia antipertensiva.
I valori pressori non dovrebbero comunque mai scendere al di sotto dei 120 mmHg poiché i rischi supererebbero di gran lunga i potenziali benefici.
Ovviamente, in aggiunta alle indicazioni terapeutiche, per raggiungere un buon controllo dei valori pressori si raccomanda a tutti i pazienti di condurre uno stile di vita sano, dal momento che tale misura è in grado di rallentare la necessità di ricorrere alla terapia farmacologica o di potenziarne gli effetti. Tra le misure raccomandate: moderazione nell'assunzione di alcol, adozione di un regime dietetico salutare, in particolare adottando una dieta a basso contenuto di sale, svolgimento di attività fisica regolare, controllo del peso e cessazione del fumo.