Alla vigilia della Giornata mondiale della Gioventù che si svolgerà in Polonia, a Cracovia, dal 26 al 31 luglio prossimi, nel ventesimo anniversario della morte del servo di Dio Eduardo Francisco Pironio, desideriamo pubblicare il suo testamento spirituale. Una scelta non casuale, perché il cardinal Eduardo Francisco Pironio - argentino, ma figlio di emigrati friulani - fu proprio l’iniziatore e l’organizzatore delle prime undici edizioni della Giornata mondiale della Gioventù.
Questo incontro dei giovani a livello planetario costituisce uno sprone a fidarsi di Gesù che muove i passi della Chiesa, perché Gesù non delude e le sue parole veramente sono il compimento del desiderio umano di eterna giovinezza. Questa assemblea mondiale, come nuova Pentecoste, è un momento di annuncio che fa emergere domande sull’affidabilità della speranza cristiana, ossia se la promessa si va attuando o se resterà prigioniera solitaria di una bella utopia oppure ancora l’euforia di un sogno senza futuro. La vita dei santi è una risposta: diedero fiducia e non rimasero delusi. Lo è stato san Giovanni Paolo II e certamente anche il cardinal Pironio, che in cielo canta il suo «Magnificat», questo «rendere grande» Dio per le opere che ha compiuto con la collaborazione dell’uomo e della donna. Di seguito il testo del suo Testamento spirituale.
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen! Magnificat! Fui battezzato nel nome della Trinità Santissima; credetti fermamente in Essa, per la misericordia di Dio; ne gustai l’amorosa presenza nella piccolezza della mia anima (mi sono sentito abitato dalla Trinità). Ora entro “nella gioia del mio Signore”, nella contemplazione diretta, “faccia a faccia”, della Trinità. Finora “ho pellegrinato da lontano verso il Signore”, adesso “lo vedo quale Egli è”. Sono felice. Magnificat! «Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre». Grazie, Signore e Dio mio, Padre delle misericordie, perché mi chiami e mi attendi. Perché mi abbracci nella gioia del tuo perdono. Non piangete per la mia dipartita! «Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre». Vi chiedo solo di continuare ad accompagnarmi con il vostro affetto e con la vostra supplica e di pregare molto per la mia anima. Magnificat! Mi affido al cuore di Maria, mia buona Madre, la Vergine Fedele, affinché mi aiuti a rendere grazie al Padre e a chiedere perdono per i miei innumerevoli peccati. Magnificat! Ti rendo grazie, Padre, per il dono della vita. Quanto è bello vivere! Tu ci hai fatti, Signore, per la Vita. La amo, la offro, la attendo, Tu sei la Vita, come sei sempre stato la mia Verità e la mia Via. Magnificat! Ringrazio il Padre per il dono inestimabile del mio Battesimo che mi ha reso figlio di Dio e tempio vivo della Trinità. Mi spiace di non aver realizzato bene la mia vocazione battesimale alla santità. Magnificat! Ringrazio il Signore per il mio sacerdozio. Mi sono sentito straordinariamente felice di essere sacerdote e vorrei trasmettere questa gioia profonda ai giovani di oggi, quale mio migliore testamento ed eredità. Il Signore è stato buono con me. Che le anime che hanno ricevuto la presenza di Gesù mediante il mio ministero sacerdotale preghino per il mio eterno riposo! Chiedo perdono, con tutta la mia anima, per il bene che ho tralasciato di fare come sacerdote. Sono pienamente consapevole che vi sono stati molti peccati di omissione nel mio sacerdozio, per non essere stato generosamente quello che avrei dovuto essere di fronte al Signore. Forse ora, morendo, inizierò a essere veramente utile: «se il chicco di grano caduto in terra… muore, produce molto frutto». La mia vita sacerdotale è stata sempre caratterizzata da tre amori e presenze: il Padre, Maria Santissima e la Croce. Magnificat! Ringrazio il Signore per il privilegio della croce. Mi sento felicissimo di aver molto sofferto. Solo mi dispiace di non aver sofferto bene e di non aver assaporato sempre in silenzio la mia croce. Desidero che, almeno ora, la mia croce inizi a essere luminosa e feconda. Che nessuno si senta colpevole di avermi fatto soffrire, perché è stato strumento provvidenziale di un Padre che mi ha amato molto. Sì, chiedo perdono, con tutta la mia anima. […] A quando ci riuniremo nella Casa del Padre! Tutti abbraccio di vero cuore per l’ultima volta nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo! Tutti depongo nel cuore di Maria, la Vergine povera, contemplativa e fedele. Ave Maria! A Lei chiedo: «Mostraci dopo questo esilio Gesù, il frutto benedetto del tuo seno». Cardinal Eduardo F. Pironio Presidente del Pontificium Consilium pro Laicis Roma, 11 febbraio 1996