it IT af AF ar AR hy HY zh-CN ZH-CN en EN tl TL fr FR de DE iw IW ja JA pl PL pt PT ro RO ru RU es ES sw SW

Questa singolare invocazione a san Giuseppe si trova nella chiesa di Grosio (Sondrio). Il popolo cattolico volle una grandiosa costruzione dedicata al santo Patriarca. Nella sua festa annuale vengono preparati dolci tipici. 

di Pietro Franzini

Grosio è un ridente paese dell’alta Valtellina, con oltre 4.000 abitanti, situato tra Sondrio e Bormio. Il suo patrono è san Giuseppe e a lui è dedicata la maestosa chiesa costruita nel 1626, consacrata nel 1674 e divenuta poi parrocchiale nel 1818.

Il tempio, esempio di barocco valtellinese, fu una pacifica risposta dei cattolici alle lotte di religione, particolarmente accese in Valtellina. 

Sopra la porta principale della facciata è collocata la statua del santo Patriarca, mentre all’interno è raffigurato in diverse parti;  nella cupola sono dipinti i momenti fondamentali della sua vita, mentre sopra la pila dell’acquasanta una pregevole statuetta in bronzo lo raffigura con il giglio;  dietro l’altar maggiore si trova il quadro dello Sposalizio della Madonna, mentre sulla controfacciata  una grande tela raffigura il Transito di san Giuseppe e sul cartiglio si legge l’ originale dedica in latino: Frumenti Electorum Conservatori/Comunitas Grosii posuit / Anno MDCXXVI [Al Custode del Frumento degli eletti/la comunità di Grosio pose/Anno 1626]. All’interno di una cappella laterale è venerata una statua moderna di buona fattura, che rappresenta il Santo con in braccio il Bambino. 

Ma la preghiera del popolo grosino è segnata fortemente anche dalla devozione mariana, che ha nel non lontano santuario di Tirano il suo centro propulsore. Pertanto, accanto a san Giuseppe, non poteva mancare la vergine Maria e ben due altari sono dedicati alla Madonna. Il primo risale al progetto originario della chiesa ed è collocato nella cappella di sinistra del transetto, dedicato all’Immacolata Concezione di Maria; la pala settecentesca la raffigura immersa nella luce di Dio Padre e attorniata da angeli e santi. Ma verso la fine dell’Ottocento, sulla spinta del magistero di Leone XIII e delle sue esortazioni a praticare la preghiera del Rosario, i parrocchiani dedicarono un secondo altare alla Madonna, scambiando la dedica precedente dai santi Rocco e Sebastiano con una nuova al santo Rosario. 

I fedeli di Grosio inoltre vollero completare l’opera che onorava san Giuseppe con la costruzione di un bel campanile, tra il 1688 e il 1720. Si eleva per un’altezza di 65 menti ed è dotato di un concerto di 8 campane, fuse nel 1908 nella locale Fonderia Giorgio Pruneri, che operava nel settore dal 1832. Inoltre non vollero che mancasse alla loro chiesa il suono dell’organo, anzi di due. Sui grandi pilastri che restringono l’aula furono costruite due orchestre per organo e controrgano, tra il 1801 e il 1807, decorate e dorate nel 1870. L’organo a sinistra è opera pregevole di Giovan Battista Ettori di Breno Valcamonica, realizzato nel 1801; a destra invece è stato collocato un organo corale Balbiani Vegezzi-Bossi nel 1970

La festa patronale il 19 marzo coinvolge tutta la comunità parrocchiale in una celebrazione solenne della Santa Messa, preceduta da serate di approfondimento culturale e da un triduo di preghiere. Nella medesima giornata si svolge la tradizionale fiera di merci (un tempo anche di bestiame) istituita attorno al 1860 su interessamento del marchese Emilio Visconti Venosta. Negli ultimi anni ha avuto una notevole ripresa la tradizionale preparazione dei “curnat de san Giusef”, un prodotto tipico della tradizione culinaria locale da gustare in modo diverso durante la festa.  Sono focaccine di farina, panna e zucchero, proprie della cucina “povera” dei paesi di montagna. 

Quando si parla del santo titolare di una chiesa, viene spontaneo chiedersi perché è stata dedicata a quel santo e non ad un altro. È sempre difficile dare una risposta precisa, quando non si trova documentazione scritta, ma può aiutare la conoscenza del momento storico in cui la chiesa di Grosio è sorta. Il secolo XVII è un momento propizio per la diffusione della devozione a san Giuseppe. Con un decreto dell’8 marzo 1621 Gregorio XV aveva reso obbligatoria la festa di san Giuseppe per tutta la Chiesa. Considerando la vicinanza del 1621 con l’inizio della costruzione della chiesa nel 1626, si deduce che gli abitanti di Grosio ne recepirono il culto e la dedicarono  in suo onore.  Del resto il culto a san Giuseppe ebbe notevoli sviluppi fra i fedeli, specialmente quando l’8 dicembre 1870 il papa Pio IX proclamò san Giuseppe patrono della Chiesa universale. è invocato come protettore degli artigiani, carpentieri, falegnami, ebanisti, operai, economi, padri di famiglia, procuratori legali, moribondi, senza tetto ed esuli.

Di lui scrive don Luigi Maria Epicoco: «San Giuseppe è un abbraccio che protegge la luce e la indirizza verso ciò che è più buio; è un di più, ed è il più che Dio ha voluto accanto a Maria e Gesù. In fondo, questo è ciò che egli continua a fare ora nella vita di tutti coloro che a lui si affidano». Patrono della comunità di Grosio, intercessore con Maria e Gesù presso Dio, invochiamolo con fiducia, perché come fu fedele e attento custode di Gesù e di Maria, ci protegga nelle vicende liete e tristi della vita.