it IT af AF ar AR hy HY zh-CN ZH-CN en EN tl TL fr FR de DE iw IW ja JA pl PL pt PT ro RO ru RU es ES sw SW
Super User

Super User

La Chiesa è chiamata a essere fiaccola per accompagnare i processi culturali e sociali che riguardano la famiglia. La Gaudium et Spes presenta una Chiesa capace di ridare cittadinanza a tanti suoi figli che camminano come in un «esodo». 

di M. Anna Maria Cánopi

 
Ricorrendo quest’anno – l’8 dicembre – il 50º della chiusura del Concilio Vaticano II, mi è stato giustamente suggerito di prendere come tema del mio ormai consueto contributo a questa rivista, la Costituzione conciliare sul mondo contemporaneo, vale a dire la Gaudium et Spes. Non presumo di poter offrire un approfondimento teologico-pastorale – per il quale certo mi sento inadeguata – ma, quale testimone di questi cinquant’anni di storia della Chiesa, posso umilmente fare una rilettura personale, quindi “monastica”, di questo stupendo documento, cercando di esprimere almeno in parte ciò che esso suscita nel mio cuore, soprattutto in riferimento al servizio di guida spirituale che ormai da molto tempo mi trovo a svolgere. Proprio questo servizio mi mette a contatto diretto con l’uomo contemporaneo nella sua realtà esistenziale fatta di gioie e speranze, tristezze e angosce. 
Monday, 16 March 2015 13:42

La dignità della persona

Nessuna creatura può essere considerata “scarto” o “peso insopportabile

di Madre Anna Maria Cánopi

 
Andare incontro all’ignoto, senza sapere come affrontarlo, carico di aspettative, carico di domande. 
Entrando nel vivo della Costituzione Gaudium et Spes, ci si trova subito davanti ad una tematica che interpella tutti molto direttamente. Il primo capitolo è, infatti, dedicato alla dignità della persona umana creata a immagine e somiglianza di Dio, dotata di intelligenza, volontà e libertà, assetata di verità e di amore, ma anche ferita dal peccato e soggetta alla morte. Essa è portatrice di un mistero, è fatta per l’infinito, eppure si trova dolorosamente segnata dalla propria finitezza e perciò sempre alla ricerca di altro. In realtà è, più o meno consapevolmente, alla ricerca di Dio, ma anche sempre tentata di rivendicare la propria autonomia, quindi di usurpare il posto di Dio.

di suor Roberta Vinerba

Un ragazzo di 16 anni mi chiede di aiutarlo a “salvare la sua fede” dalla professoressa di filosofia. Questa donna che avrebbe come compito quello di insegnare la libertà e il rigore del pensiero, l’amore per il ben pensare, si diletta invece a prendere di mira i ragazzi che frequentano la parrocchia per demolire, a colpi di una teologia da quattro soldi, ovvero di una crassa ignoranza, le loro certezze di fede. Un esempio tra i tanti che spesso accadono ad un educatore: riparare, se possibile, e non sempre lo è, quello che un cattivo “allenatore” compie in quella che dovrebbe essere la palestra del ben vivere, ovvero la scuola.
Wednesday, 24 September 2014 13:06

Parole con il sapore della vita vissuta

Radicarsi nella vita per fruttificare

di don Mario Carrera

«Una Chiesa che fa e non solo una Chiesa che dice».  È uno slogan che vorrebbe diventare l’anima della nostra rivista edita all’ombra di un’associazione dedicata a San Giuseppe, ma soprattutto attenta a imitare le virtù umane ed evangeliche del carpentiere di Nazareth che è stato il maestro di umanità per Gesù.

Di San Giuseppe gli evangelisti, Matteo e Luca, raccontano soltanto i fatti. Dio conosce le motivazioni del «fare» assegnato al falegname; il suo compito era realizzare con prontezza e intelligenza creativa la missione che la Provvidenza gli aveva assegnato.
Devo confessare che nei miei anni di servizio sacerdotale ho avuto sempre nell’anima l’ammonimento di Paolo VI quando diceva che la gente oggi ascolta con maggior attenzione i testimoni che i maestri, meglio ancora se i maestri sono anche testimoni. Una Chiesa dalle «porte aperte» non è solo per accogliere persone, ma una comunità di fede aperta nel sentire le voci della piazza e mostrare le opere della carità cristiana come frutti saporiti e gioiosi della vita evangelica. 
Wednesday, 30 July 2014 10:26

Possibili itinerari di santità

A luglio una schiera di santi della prima ora

di Mario Carrera

Abbiamo ancora negli occhi le immagini della canonizzazione dei due pontefici, i santi Angelo Giuseppe Roncalli e Carlo Wojtyla; due santi cresciuti nella santità all’ombra di san Giuseppe e nella devozione alla Vergine Maria. Nel mese di luglio la liturgia celebra la memoria di un drappello di santi che ci invitano a visitare le radici della nostra redenzione. Tra i personaggi sulla frontiera dell’Antico Testamento, il 26 luglio abbiamo i suoceri di san Giuseppe, i genitori di Maria, Gioacchino e Anna. Dopo di loro, accanto a Maria - festeggiata il 16 come Madonna del Carmelo -, incontriamo delle donne che hanno avuto un ruolo interessante nei giorni drammatici antecedenti la Pasqua e nel giorno stesso della risurrezione di Gesù.

Wednesday, 18 February 2015 15:41

A Gerusalemme la prima tappa del grande riscatto

Presentazione di Gesù al tempio, di Quentin Massys

di Maria Gloria Riva

E' così stretto lo spazio entro il quale Massys relega la Sacra Famiglia che non pare neppure la cornice solenne del Tempio. Massys, allievo di Memling e fondatore della Scuola Fiamminga di Anversa, vede, nell’evento della Presentazione, la professione di fede da parte di Maria e Giuseppe e, con loro, del popolo degli anawim, nell’avvento del Messia riconosciuto in Gesù. Forse per questo non ci permette di vedere nulla del tempio, tutto deve essere concetrato su di loro, sui protagonisti, i loro volti, i loro simboli.
San Giuseppe reca le colombe, offerta dei poveri, prescritta dalla legge di Mosè per il riscatto dei primogeniti.
Wednesday, 17 December 2014 13:38

San Giuseppe accetta la divina maternità

Dono Doni nella chiesa di Sant'Andrea a Spello

di Maria Gloria Riva

Lo attribuiscono a Dono Doni, l’affresco originalissimo presente a Spello nella chiesa di Sant’Andrea. Si tratta del tema, rarissimo nell’arte, dell’accettazione della divina maternità della Madonna da parte di San Giuseppe, l’uomo giusto di cui la Scrittura ci narra con pochissime ed essenziali parole. 
Giuseppe, venuto a conoscenza della maternità della sua promessa sposa, volle ripudiarla in segreto. Gli apocrifi narrano quello che il Vangelo tace e cioè lo sconcerto, il tormento e il dubbio. Altri mistici, come la Valtorta, indagano invece tra le pieghe dell’animo di questo prescelto da Dio, facendo emergere la grande fede e la rettitudine.
Wednesday, 30 July 2014 13:08

Il bastone, segno di comando e guida divina

Michelino da Bisozzo colloca al centro della scena il bastone 

di Maria Gloria Riva

 

La narrazione apocrifa vuole che alcuni discendenti di Giuda, i quali potevano ambire a prendere in moglie la vergine Maria, dovessero consegnare al sommo sacerdote un bastone con inciso il loro nome. Il bastone che fosse fiorito all’ombra del Sancta Sanctorum, avrebbe indicato il prescelto.  
Ed ecco che rompe il bastone con rabbia il mancato pretendente di Maria: lo racconta spesso l’iconografia dello Sposalizio della Vergine dove protagonista, più che l’anello nuziale, è il bastone dello sposo. Lo si vede chiaramente in un’opera di Michelino da Besozzo, miniaturista del Gotico Internazionale, attivo in Lombardia tra il 1388 e il 1455. 

di Maria Gloria Riva

Lo sguardo indagatore di Robert Campin

Entriamo nella bottega di San Giuseppe grazie allo sguardo indagatore di Robert Campin, artista fiammingo del XV secolo. La bottega è ritratta nello sportello di destra del suo Trittico di Mérode. Il desco appare così inclinato, nella sua prospettiva, da dare l'impressione di volersi rovesciare. Siamo così costretti a guardare gli strumenti da lavoro di san Giuseppe: tenaglie, martello, chiodi. Sono chiari riferimenti alla croce, supplizio sopra il quale morirà quel Figlio che sta per essergli dato. Nel pannello centrale del Trittico, infatti, è raffigurata l’Annunciazione della Vergine. Sul desco di Giuseppe, però, c'è un oggetto, che pur riconoscendolo, fatichiamo a comprenderne il senso. Si tratta di una trappola per topi.
Friday, 03 July 2015 15:13

Conoscere se stessi per conoscere Dio

di Giovanni Cucci

 

Questo percorso di conoscenza di sé non è certo opzionale: senza una sufficiente chiarezza si corre il rischio di scegliere una cosa mentre in realtà si stava cercando altro: in questo modo il desiderio non è in grado di esprimere la sua verità. Malauguratamente alcune persone intraprendono decisioni importanti nella propria vita senza prepararvisi adeguatamente, seguendo l’impulso del momento. E può accadere che soltanto dopo diversi anni, quando le scelte fondamentali sono già state compiute, ci si renda conto con amarezza dell’equivoco. Non è infrequente il caso di chi confonde la bellezza di riscoprire la propria vita di fede o di vivere con più intensità il rapporto con il Signore con la chiamata alla vita consacrata, scegliendo sull’onda dell’entusiasmo del momento, senza punti di riferimento adeguati, senza riconoscere le modalità ed i tempi opportuni. La chiamata è del Signore, certamente, lo Spirito opera in noi, e anche questo è indubbio, ma tutto ciò non esime la persona dalla fatica di mettere ordine nella propria vita; come ricorda S. Tommaso, la grazia lavora sulla natura, e il Signore non fa le cose al posto nostro.

Page 28 of 234