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Intervista al padre Alphonse Bakthiswalagan,
superiore della Comunità guanelliana a Iaşi

a cura di B. Capparoni

Caro padre Alphonse, Lei è diventato sacerdote dieci  anni fa. Da quanti anni si trova in Romania? Si è abituato a questo nuovo ambiente?

I miei primi dieci anni di sacerdozio sono stati “anni di grazia del Signore”. Devo dire che ho sempre mantenuto una grande gioia nel cuore e mi sono sempre sentito accompagnato dall’azione dello Spirito Santo e da Maria, mamma, amica e sorella nel cammino della fede. Sono arrivato in Romania l’1 marzo 2015 e ho cominciato l’apprendimento della lingua e il servizio pastorale tra gli anziani della casa delle suore guanelliane e la mensa dei poveri.  Sono venuto con una grande fiducia nel Signore, anche se ci sono stati  giorni difficili. Ma le difficoltà spesso sono segno che siamo sulla strada giusta, quella che il Signore vuole. So che posso contare sulla preghiera di tanti. 

Lei appartiene alla nobile nazione che è l’India e vive in una altrettanto nobile paese che è la Romania. Come si trova? Quali sono le differenze più grandi tra la Sua patria di origine e la Sua patria di adozione? 

La Chiesa in India dall’inizio della cristianità ha costituito parte integrante dello sviluppo e della vita del nostro popolo.  La cultura indiana pone molta attenzione all’anima, alla mente e ai vari livelli di conoscenza attraverso la pratica meditativa. In Romania la gran parte dei fedeli appartiene alla Chiesa ortodossa. La Comunità cattolica, sia “greca” sia “latina”, è viva e attiva. L’unione tra tutti i cristiani, pur incompleta, è basata sull’unico Battesimo ed è sigillata dal sangue e dalla sofferenza, in particolare nel secolo scorso sotto il regime ateistico. 

Chi sono i membri delle due comunità guanelliane? Ce li può presentare?

In Romania abbiamo due  comunità. A Iaşi c’è una comunità formativa e una missione con persone senza fissa dimora. La comunità è composta da me che sono il superiore religioso, da  padre Battista Omodei e dallo studente Victor Lunda del Congo che fa il tirocinio. A Bucarest c’è  il padre Antony Kalai Selvan, padre maestro e direttore dell’attività, da padre Gedeon Ntambo Enewa del Congo, da padre Arockia Nathan Sebastian economo, e da due novizi rumeni  Andrei Ghergut e Josif Borticel.   

Lei è il superiore della Casa Sfântul Alois Guanella a Iaşi. È una casa per aiutare i giovani a discernere la vocazione. Ci racconti quale è la situazione vocazionale in Romania e quali speranze avete.

Abbiamo la crisi delle vocazioni anche in Romania.  Finora circa venti ragazzi hanno avuto un aiuto per discernere la loro vocazione. Tutti sono contenti della nostra formazione guanelliana che passa per le vie del cuore. In questo anno abbiamo due novizi rumeni e quattro giovani in discernimento vocazionale. La speranza non manca.

Vi dedicate anche ad aiutare i senzatetto. Sappiamo che questo è una grave problema per la Romania. Come avete organizzato quest’opera così speciale?

Abbiamo deciso di dare un aiuto concreto, accogliendo i senza fissa dimora, rispettando la loro dignità e mettendo a loro disposizione un veicolo dotato di bagno, wc, studio medico, barberia, lavatrice e asciugatrice; in tal modo le persone di strada si sentono rispettate e amate. A dire il vero questo è un progetto di tutta la comunità; i nostri due novizi hanno collaborato a scrivere il progetto e sono molto impegnati. 

In Romania sono presenti anche le Suore Guanelliane. Come è la collaborazione tra le due congregazioni nate dal medesimo Fondatore?

Stiamo realizzando il sogno di san Luigi Guanella, di vivere cioè come una famiglia unica, sacerdoti e suore insieme,  per rispondere alla carità di Cristo. È una bella testimonianza che stiamo vivendo nella terra rumena. Siamo molto contenti della presenza delle nostre consorelle. Ma in terra rumena è nato pure il terzo ramo della nostra Famiglia Guanelliana, quella dei cooperatori. Si sono preparati per quattro anni alla conoscenza del carisma e spiritualità di san Luigi Guanella e il 22 giugno 2019, durante la santa Messa di apertura del giubileo di 25 anni della presenza guanelliana in Romania, hanno fatto la loro promessa. 

A Bucarest avete incontrato l’opera della Suore della santa Madre Teresa di Calcutta. Ci racconti come l’avete incontrata e come vi siete messi a collaborare.

Le suore della madre Teresa di Calcutta hanno portato avanti una casa per disabili in una  città che si chiama Chitila, a 10 km da Bucarest. La prima impressione è che questa opera diventi una occasione provvidenziale per noi perché la missione con i “buoni figli” (così don Guanella chiamava i disabili) è stata sempre una benedizione per i guanelliani. Ci sono 15 ragazzi che da piccoli sono stati educati dalle suore; ora la loro età va da 30 anni fino 45.  Adesso tocca a noi portare avanti quest’Opera e perciò abbiamo un grande bisogno dell’aiuto delle persone buone che conoscono l’Opera Don Guanella.

Certamente non vi aspettavate la guerra così vicina. Come state vivendo questa situazione? Cosa potete fare per i profughi ucraini?

I guanelliani in Romania accolgono le persone in fuga dalla guerra garantendo il necessario ai bisogni più urgenti e contribuendo all’accoglienza di quanti arrivano a Iași. Ogni giorno lavoriamo per adattare le nostre azioni ai bisogni con grande flessibilità, per rispondere alle reali esigenze delle persone.  Nella casa finora abbiamo accolto 130 persone. In questo momento ne abbiamo 56 delle quali 20 sono handicappati.   

 a cura di don B. Capparoni