Ci si spende volentieri per i nostri valori, anche se richiedono tempo e fatica, perché in tal modo si prova il gusto di essere sé stessi, oltre a far intendere agli altri ciò che ci interessa ed è importante per noi
di Vito Viganò
Noi siamo i nostri valori. Siamo attaccati a realtà importanti come la famiglia, la fede religiosa, un ideale, un’attività appassionante, e questi sono i “sentieri” su cui procediamo nel nostro vivere, che permettono di procurarci quello che conta e di dare senso all’esistenza. Sono la nostra “ossatura” che assicura consistenza e stabilità al personaggio che ci sentiamo di essere.
Per questo curiamo la continuità nel praticarli. Ci si spende volentieri per i valori, anche se richiedono tempo e fatica, perché si prova in tal modo il gusto di essere sé stessi e di funzionare come conviene, oltre a far intendere agli altri quel che ci interessa ed è importante per noi.
E comunque la vita scorre: fatti che avvengono, condizioni che cambiano, incontri che si fanno, comparsa di bisogni differenti nelle varie fasi dell’esistenza. Pertanto ci si può sentire spinti a introdurre variazioni nella propria scala di valori per una migliore qualità di vita.
Può succedere anche di trovare difficoltà per due esigenze contrapposte, che occorre comporre perché sono ambedue essenziali. Ci sta bene la continuità fedele nel praticare un valore, ad esempio un impegno di servizio alla comunità; talora però abbiamo la necessità di rinunciarvi per limiti personali, o per dare spazio a forze nuove, a modalità più efficaci di collaborare al bene comune. Sovente sono solo i modi concreti di praticare un valore che occorre aggiornare e adeguare.
Una continuità gratificante. È normale che si sia attaccati alla propria scala di valori. Essi sono frutto di una conquista personale, effetto a volte di paziente ricerca oppure di una scoperta improvvisa. C’è stato l’impegno di cercare e adottare un modo proprio di viverli; si sono praticati poi con regolarità fino a farli diventare parte della nostra identità. Senza che ce ne rendessimo conto, hanno orientato le nostre scelte importanti, le condizioni in cui viviamo oggi: la professione, le attività in cui si è maggiormente occupati, la pratica religiosa, le relazioni e i contatti sociali in cui si è coinvolti, le aspirazioni e gli obiettivi per i quali si ha voglia di spendersi. Proprio dedicandosi in modo premuroso ai propri valori si è costruito e consolidato il senso gratificante che riconosciamo al nostro vivere e la coscienza della propria identità. Praticarli ancora con assiduità produce il raffinato piacere di essere ed esprimersi per quello che si è, di sentirsi convinti di quello che si fa, appoggiati a buoni motivi per spendersi volentieri.
Le variazioni strategiche nei valori. Ma vivere è cambiare: non se ne può fare a meno. Si è immersi in un campo di variazioni continue della realtà e insieme variano continuamente le proprie condizioni interne, fisiche ed emotive. Occorre adeguarsi ai fatti che succedono, ai bisogni che via via emergono, alle voglie che si provano. Nasce dentro di noi un’aspirazione a evolvere, a crescere, che induce a non accontentarsi più di quello che in precedenza sembrava una conquista soddisfacente.
Accadono eventi, scoperte, incontri, esempi che possono indurre a variazioni anche radicali nei propri modi di vivere. A volte una conversione rende prioritaria una pratica religiosa prima trascurata. L’entusiasmo di dedicarsi a un nuovo progetto induce a tralasciare attività e situazioni cui si concedeva prima uno spazio fin troppo considerevole.
Non sono mai facili le variazioni nella scala dei valori acquisiti; costa fatica sostituire o lasciar perdere quanto ha occupato una fetta importante della propria realtà interiore. Ma ci sono momenti in cui la variazione risulta indispensabile, per assecondare magari un salto di qualità della propria esistenza. Dentro di noi cova una brama di migliorare che sollecita a qualcosa di più, proprio quando quel che è un bene acquisito è diventato normale e ripetitivo, tanto da non bastare più. Per fortuna si è disposti a cambiare, rinunciando ai valori precedenti solo per quel che sembra un valore maggiore, più in linea con la propria identità, che consente gratificazioni diverse e più intense.
Una fedeltà intelligente. Praticare quel che vale davvero è di per sé appagante, rende la vita dignitosa e serena, nutre la stima di sé. Ci si garantisce il valore aggiunto della fedeltà e della coerenza, prezioso nelle relazioni. Ci vuole però la saggezza di riconoscere che una continuità può nello stesso tempo addormentare, o peggio; può divenire una gabbia dorata che smorza voglie evolutive e di miglioramento, impedisce di scoprire e aprirsi a sensi più pieni per l’esistenza. Cambiare è vivere. Vale la pena farlo, anche se è faticoso, per una vita più piena. Solo quello che si percepisce interiormente come essenziale e intoccabile non si può impunemente trascurare o lasciar perdere. Inevitabili conseguenze di ciò saranno il rammarico e l’insoddisfazione. Non è opportuno, dunque, accondiscendere a mode seducenti e passeggere, a impulsi del momento, a influssi di pratiche valide per altri ma meno per sé. La fedeltà intelligente ha un nome: discernimento, prerogativa difficile ma capace di valutazioni prudenti, di aperture accorte, di gestione oculata degli stimoli e delle sollecitazioni, per garantirci l’unica cosa che assicura un senso pieno al proprio vivere: la fedeltà a sé stessi.