In memoria di don Mario Carrera
di don Bruno Capparoni
Martedì 11 marzo 2025 il Signore ha chiamato a sé don Mario Carrera, degente ormai da un anno e mezzo nella Casa guanelliana di San Gaetano a Caidate (Varese); il giovedì seguente è stato celebrato il suo funerale nella chiesa parrocchiale di Canegrate (Milano) e la sua salma è stata deposta nella tomba di famiglia nel locale cimitero, accanto ai genitori e all’amata sorella. Si è concluso così il suo cammino terreno ed è iniziato per lui il compimento della “beata speranza”. A noi resta il suo ricordo ricco di testimonianza.
Il prossimo 25 maggio, don Mario avrebbe compiuto novant’anni, trascorsi quasi tutti nell’Opera Don Guanella, a partire dal lontano 1954. Un buon tratto di questi novant’anni (dal 2005 al 2022) li ha spesi per la Pia Unione del Transito di san Giuseppe e per la direzione del mensile La Santa Crociata in onore di san Giuseppe. A maggio dedicheremo uno spazio più ampio sul mensile per ricordare la sua laboriosa presenza tra noi, ma fin d’ora vogliamo condividere con i lettori qualche grata considerazione.
Don Mario Carrera è stato, nell’Opera Don Guanella, l’incaricato dei media e ha messo progressivamente in luce le sue doti di appassionato comunicatore; pur essendo un autodidatta, metteva tutta la passione per affrontare questo compito impegnativo. Quando era parroco a Firenze, nella parrocchia guanelliana del Corpus Domini, l’arcivescovo Giovanni Benelli notò le sue capacità e gli chiese di avviare il settimanale delle diocesi toscane Toscana oggi, che prese il via nel 1983. Dopo un decennio, i superiori dell’Opera Don Guanella gli chiesero di occuparsi della “comunicazione” guanelliana e di dare una fisionomia più dignitosa alla rivista Servire, periodico dell’Opera in Italia. Infine il 1 maggio 2005 fu nominato direttore della Pia Unione del Transito di san Giuseppe e del mensile La Santa Crociata.
Qui mise a frutto un bagaglio di esperienze e di rapporti professionali acquisiti e consolidò il mensile, facendola diventare voce dignitosa della devozione a san Giuseppe e della Pia Unione. La sua passione per una comunicazione sostanziosa lo condusse a coinvolgere collaboratori qualificati, per onorare quel sottotitolo di “mensile culturale” che egli volle dare a La Santa Crociata. Egli vi aggiungeva il calore affettivo negli articoli e nei rapporti, una caratteristica che colpiva i suoi lettori e interlocutori. Sapeva e voleva essere vicino a tutti, alle persone semplici come a quelle colte e importanti, con la medesima attenta cordialità. Comunicava ex abundantia cordis ciò di cui viveva, una fede salda e una carità dinamica.
Nei suoi ultimi mesi si è trovato nella faticosa situazione di “comunicare” più con la pazienza che con la penna o le parole. Ha affrontato il peso della vecchiaia, delle malattie, dell’inabilità e ha praticato «l’arte del disagio, della malattia e della solitudine», di cui egli scriveva nel suo primo editoriale su La Santa Crociata del luglio 2005. Negli ultimi giorni ha “comunicato”, dentro la fatica di una vita che si spegne, la sua accettazione della comune eredità mortale, propria di noi uomini, ma si è mantenuto saldo nella luce della fede e nella dolce compagnia con san Giuseppe, di cui ha tanto parlato e scritto. A Dio, don Mario.