di Gabriele Cantaluppi
19° Capitolo dei guanelliani
Papa Benedetto XVI ha indicato come via privilegiata della Nuova Evangelizzazione la testimonianza personale di vita cristiana, vissuta da ogni singolo credente. è quanto, con altre parole, ha indicato il Cardinal Severino Poletto, Arcivescovo emerito di Torino, la sera del primo luglio, nella concelebrazione eucaristica di apertura del 19° Capitolo Generale dei Servi della Carità, nel santuario del Sacro Cuore a Como, invitando i padri capitolari a mettere in comune i doni di natura e di grazia e rinnovando la vita spirituale attraverso una fede rinforzata.
Segno di questa volontà è stata la consegna di “Via di virtù e di santità”, il testo commentato delle Costituzioni, che finalmente vede la luce dopo innumerevoli anni di gestazione. Il tema di una vita spirituale intensa, capace ancora di stupire, è stata anche la proposta di riflessione offerta da padre Michele Elli nella giornata di ritiro del giorno successivo a Barza.
Padre Alfonso Crippa ha sottolineato che la nostra tensione alla santità diventa speranza per il mondo, perché con le opere riveliamo la presenza dell’amore di Dio. Un amore che esige collaborazione e unità fra le componenti della famiglia guanelliana, per poter contrastare la cultura dell’individualismo e dell’effimero, ha aggiunto Madre Serena Ciserani.
L’emozione silenziosa del passaggio della statua ancora una volta si è ripetuta il 19 marzo scorso, quando dalla basilica del Trionfale, san Giuseppe è uscito per andare incontro alla gente, sempre tanta, crescente, numerosa. Cambiano i tempi ma non la fede nello Sposo di Maria e Patrono della Chiesa universale. Ai copriletti stesi ai balconi ed ai fiori si sono sostituiti i tantissimi telefonini, tablet, Ipad, che dalle finestre e dai marciapiedi passando il santo, cercavano lo scatto migliore. E non si immortala un momento se non per mostrarlo ad altri, come a dire: “vedete com’è stato bello?”.
«Ifigli sono la pupilla dei nostri occhi [...] Che ne sarà di noi se non ci prendiamo cura dei nostri occhi? Come potremo andare avanti?», così Papa Francesco all’apertura della Giornata Mondiale della Gioventù in Brasile. Quest’anno 2014, la Conferenza episcopale italiana per la Giornata della Vita ha lanciato un messaggio con questo slogan: «Generare futuro». Il futuro è nei desideri di tutti perché ogni figlio è l’apparizione tra noi del volto del Signore «amante della vita» e sorgente di ogni futuro. Questa volontà di futuro è coltivata anche all’ombra della nostra basilica di San Giuseppe. Nel mese di giugno dello scorso anno la parrocchia di San Giuseppe al Trionfale ha inaugurato un Centro di ascolto e di aiuto alla vita nascente. In questa comunità ecclesiale è stato affidato a San Giuseppe il compito di essere il custode della vita dal momento della nascita al suo naturale partorire nell’abbraccio misericordioso di Dio per l’eternità.
Dopo mesi di formazione, di dialogo e recita comunitaria dei salmi, esplode il grido degli apostoli: «Signore insegnaci a pregare». I discepoli non hanno chiesto formule di preghiere, hanno supplicato che fosse loro insegnato il «cuore» della preghiera, la strada che porta davanti a Dio. Gesù nella preghiera del «Padre nostro» apre la porta sul panorama di Dio. Pregare non è convincere Dio a darci qualcosa, ma è un tuffarsi nell’oceano della sua misericordia e sentire che, come si dice nella prima riga del libro della Genesi, su quelle acque aleggia lo stesso Spirito per fecondare la nostra vita.
Nell’accogliere i pellegrini di Pianello in arrivo a Roma ho provato i sentimenti di Giuseppe l’ebreo, quando ha incontrato i suoi familiari. È stato come un incontro di famiglia, legata da vincoli antichi con le radici nell’unica fede, che nella città santa di Roma ha conosciuto la testimonianza di migliaia di martiri.
Accanto all’immagine del lontano Egitto, c’era anche un accostamento tra Pianello del Lario e la sponda del lago di Genezaret a Cafarnao.
Come Gesù ha incontrato i suoi primi discepoli a Cafarnao, così don Guanella ha raccolto a Pianello le prime generose anime di ragazze per formare la sua nuova congregazione. Inoltre, come Gesù ha scelto Pietro per affidargli la Chiesa, don Guanella ha scelto e coltivato don Leonardo Mazzucchi per affidargli il futuro della congregazione dei Servi della Carità.
Nei sogni di Dio non esistono periferie e davanti a Lui nessuno rimane orfano. Nel tempo fa abitare negli accampamenti dei poveri uomini e donne capaci di seminare amore e solidarietà tra le piaghe dell’emarginazione. La nascita di don Guanella è il segno dell’attenzione di Dio per i suoi figli.
E' sempre piacevole sfogliare l’albo delle foto di famiglia. Quelle pagine sembrano emanare la fragranza dei ricordi e risvegliare piacevoli reminiscenze nella nostra memoria. Più la foto è espressiva e lontana nel tempo, più gioia fa nascere nell’anima.
Questo avviene per il compleanno del nostro Fondatore Luigi Guanella.
Era il 19 dicembre di 171 anni fa. Fraciscio era coperta di neve e già nelle povere case i bambini aspettavano di preparare il presepe.
A pochi giorni dal Natale, la famiglia Guanella festeggia un’altra nascita. Maria Guanella dona alla luce il suo nono figlio. A Fraciscio le famiglie non erano molte, ma le nascite erano tante. Pa’ Lorenzo, all’indomani del parto, avvolge in una calda pelle di pecora questo batuffolo di carne e lo porta al fonte battesimale perché possa da subito respirare con il respiro stesso di Dio.
La stagione pastorale di mons. Bacciarini fu assai complessa. Sulla Confederazione elvetica soffiava il vento gelido della dimenticanza di Dio, l’avversione manifesta nei confronti della Chiesa. Nei primi anni del 1900, la Svizzera era diventata il rifugio di molte teste calde. Alcuni protagonisti della rivoluzione sovietica avevano soggiornato in Svizzera. Nella diocesi di Lugano, alle pendici del «Monte della verità», si era instaurata una comunità di nudisti. Un mondo di falsi idoli stava minando il patrimonio di fede costruito da una secolare tradizione con una figura emergente come il santo laico eremita Nicola di Flüe.
«Le cose piccole ondeggiano nello spazio grande del cuore; ma solo le grandi cose vi si fermano e prendono dimora». Paolo VI è nel cuore di molti e noi guanelliani abbiamo inciso la sua presenza nell’anima per le molte circostanze che hanno reso gloria al nostro santo fondatore e per i riflessi e la sua sensibilità verso il mondo dei derelitti, i feriti della vita. L’anno successivo alla sua elezione a governare la Chiesa universale, ha regalato ai poveri il carisma di un campione della carità, un’immagine speculare del volto stesso di Cristo, il buon samaritano dell’umanità.
Di origine lombarda, Giovanni Battista Montini ha conosciuto certamente la figura di don Luigi Guanella nei suoi anni giovanili. Quando è morto don Guanella, Montini aveva 18 anni e stava in fase di discernimento per la sua vocazione sacerdotale. Suo padre, uomo impegnato nel giornalismo e nella vita politica ne avrà certamente parlato e scritto. Nel suo entusiasmo giovanile don Guanella, padre dei poveri, certamente lo aveva affascinato e aveva offerto un modello di santità per la sua chiamata al sacerdozio.
Il primo anniversario della Canonizzazione è un'occasione provvidenziale per acquisire, approfondire, assimilare e celebrare il carisma fantasioso del Fondatore, sia nel rimanere innestati alla linfa della carità divina sia nell'essere accanto anche alle nuove povertà presenti alla ribalta della nostra società.
Un Santo che soprattutto oggi non ci lascia indefferenti!
{flv}Lalettera{/flv}