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Giovedì, 07 Gennaio 2016 16:32

I Guanelliani, Servi della carità, a Nazareth

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Una presenza da samaritani nel paese di Gesù

di Maro Cosini

Fine aprile 2007. La Provvidenza mi stava portando in un viaggio inaspettato da Foligno, nella splendida terra umbra, alla Terra Santa, dove la «bellezza» ha preso un nome e un volto. Non ero ancora Piccolo Fratello, ma un giovane prete che stava trascorrendo un tempo di discernimento nella comunità dei «Piccoli Fratelli di Jesus Caritas» e che, in quell’occasione, accompagnava il priore, fratel Gian Carlo, per un soggiorno nella fraternità di Nazaret, la città di Gesù. La mia prima volta nella Terra del Santo. Il volo fu davvero particolare. Io e Gian Carlo seduti l’uno accanto all’altro con un posto vuoto alla mia destra, vicino al finestrino. Dopo qualche istante vedo arrivare una persona che chiede di sedersi. Un prete. Gian Carlo lo saluta con affetto. «Incredibile!- penso - su questo volo, nell’unico posto vuoto accanto a noi, va a sedersi una persona, un prete, che Gian Carlo sembra conoscere bene: provvidenziale!».

Il nuovo arrivato si siede; allaccia la cintura. «è don Marco, dei Guanelliani», precisa Gian Carlo. Confesso la mia ignoranza. Per la prima volta sentivo parlare dell’Opera don Guanella e scopro di lì a poco che non solo i due si conoscono, ma sono addirittura vicini di casa proprio nella città che era meta del nostro pellegrinaggio: Nazaret. Sono passati ormai diversi anni da quella mia prima volta in Terra Santa e ora, da Piccolo Fratello che quasi da allora vive nella fraternità di Nazaret, porto con me un bagaglio di esperienze e di amicizia con i fratelli Guanelliani, che è cresciuto nel corso degli anni. Nella città del Messia le nostre due fraternità si trovano all’interno del complesso che costituiva un tempo il monastero delle Clarisse, ceduto in parte, nel corso degli anni, ai frati Francescani della Custodia i quali hanno poi accolto la richiesta di «abouna Ugo Sansi» («abouna» sta per «nostro padre», il titolo riservato comunemente ai preti) che lo ha trasformato in una splendida scuola per ragazzi diversamente abili. E proprio di abouna Ugo fu il desiderio di riaprire quella porticina che separava le nostre due comunità, tanto che, dopo alcuni anni dalla sua morte, il suo piccolo sogno si è avverato.

La porta è stata riaperta e da quel giorno non si è mai più richiusa. Questo ha permesso ai Piccoli Fratelli ed ai fratelli Guanelliani di potersi frequentare assiduamente in un rapporto di amicizia che è andato crescendo di giorno in giorno e ha offerto la possibilità di un reciproco apprezzamento nella diversità delle rispettive vocazioni. Testimoni di accoglienza Racconta il nostro fratello più anziano, Alvaro, che agli inizi della nostra presenza qui, circa vent’anni or sono, l’aiuto offerto da questi nuovi amici è stato particolarmente prezioso. La porta ancora chiusa e l’alto muro di separazione tra le due parti dell’antico monastero, non sono riusciti a fermare la generosità e la disponibilità di questi fratelli. In particolare il saggio padre di abouna Marco, Elio, era solito passare ai nuovi arrivati, con l’ausilio di scale, quanto necessario per i normali lavori di manutenzione, indispensabili negli ambienti dei nuovi inquilini. Così dall’alto delle due scale, una al di qua e una al di là del muro, l’amicizia ha messo radici profonde perché la pianta che nasceva doveva essere ben alta. Ma l’amicizia e l’accoglienza non si sono fermate lì. In più di un’occasione il prezioso consiglio di fr. Carlo e don Marco ci ha orientati nelle scelte più o meno semplici che eravamo chiamati a fare. Non è cosa da poco poter contare sull’esperienza di qualcuno che conosce la mentalità, la lingua, la terra in cui ti trovi a vivere come in un luogo ancora sconosciuto ai tuoi occhi.

Tutto il mondo è la vostra patria! In questa Terra dove la famiglia e la terra conservano un valore di primaria importanza, la presenza di Religiosi che lasciano la loro nazione per andare a servire i più poveri in paesi lontani, suscita spesso stima ed ammirazione. Così il servizio qualificato dei nostri fratelli in Terra Santa custodisce pure questo valore aggiunto. Ad oggi sono tre i fratelli Guanelliani: Carlo, Marco e John Kennedy. Due italiani ed un indiano. I primi due presenti qui da lunga data, mentre il terzo, John Kennedy, cinque anni fa è approdato in questa città di Nazaret. Una comunità che nel suo piccolo vive una dimensione interculturale, proprio a partire dalla presenza di fratelli che hanno lasciato le loro patrie differenti e si sono uniti per il servizio degli ultimi. Ognuno con il suo stile e con le sue caratteristiche personali e culturali, ma tutti motivati dalla comune passione per il regno di Dio e per il Vangelo. Desidero concludere con una citazione da una piccola biografia su san Luigi Guanella: «Assunse quindi come sua insegna una croce col cuore e il motto agostiniano: “In omnibus charitas” l’amore come donazione di vita» (Don Piero Pellegrini, Don Luigi Guanella: chi è?, Quaderni di formazione 18, p. 19, edizione fuori commercio).

Mi ha colpito questa piccola annotazione proprio a motivo del simbolo scelto da san Luigi: la croce col cuore. Lo stesso simbolo che adottò fr. Charles de Foucauld e che divenne come il suo logo e la sintesi della sua intera spiritualità. Quel simbolo rappresenta oggi un punto di incontro molto forte tra i Piccoli Fratelli di Jesus Caritas e i fratelli Guanelliani, quasi a sancire un’amicizia nata nella semplicità di una vita di buoni vicini e arrivata ad essere l’esperienza religiosa di una comunità «intercongregazionale». Una parola difficile per dire semplicemente che è possibile vivere insieme: persone di diversi paesi, di diverse culture, di diverse religioni, ed anche di diverse appartenenze alla vita religiosa. La nostra presenza semplice, talvolta silenziosa, nutrita di preghiera, in molte occasioni ha rivolto la sua attenzione e la sua intercessione verso questi cari fratelli, chiedendo al Signore che la divina Provvidenza potesse guidare sempre i loro passi nel prezioso e arduo compito di diffondere l’amore di Dio verso i più poveri e indifesi.

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