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Per regalare più vita agli anni

di Vito Viganò

Vecchiaia: temuta, mascherata, svalutata, fatale comunque con lo strisciare inesorabile del suo imporsi. C’è una buona notizia in proposito.

E non si tratta del progetto - fantascienza? - di scienziati d’avanguardia impegnati a trovare il modo di farla sparire dall’esperienza umana. E nemmeno del programma di altri ricercatori che, con attese più realistiche, intendono scoprire i processi di invecchiamento, per sapere come prolungare la speranza di vita umana.

La buona notizia sulla vecchiaia è di interesse immediato per tutti: l’umanità vive sempre più a lungo. Da decenni si constata un regolare allungarsi del vivere medio della popolazione, per cui nel giro di un secolo la speranza di vita è praticamente raddoppiata. Un tempo i centenari erano una curiosa rarità, i campioni della longevità. Oggi si attribuisce a ogni neonato una probabilità concreta di poter festeggiare il centesimo compleanno e in buona salute. Alla terza età che concludeva l’esistenza, si è ormai aggiunta una quarta età, ugualmente interessante da vivere.

La bella prospettiva di poter campare più a lungo e in buona salute si fonda su ragioni concrete. L’allungarsi del vivere è dovuto alla qualità di vita migliore, che il progresso tecnico ha permesso: acqua e condizioni igieniche più sane, alimenti migliori e più abbondanti, cure mediche più efficaci. Ma è soprattutto l’organismo umano che si dimostra capace di una longevità insospettata. 

D’altra parte è uno stereotipo sociale pensare alla vecchiaia come tempo della decadenza, dell’esclusione, dei problemi di salute. In effetti il rovescio della medaglia della longevità è una incidenza maggiore di malattie tipiche dell’anzianità, di funzioni fisiche e mentali meno efficaci, di peso ridotto nelle dinamiche della vita sociale. Sono realtà che vanno messe in conto.

Per questo la buona notizia che riguarda la vecchiaia ha bisogno di una aggiunta. Non si tratta solo di una speranza di vita che si allunga. Si hanno oggi condizioni e risorse migliori per garantirsi una vita dignitosa e gratificante, pur con l’aggiungersi degli anni. Non viene certo per conto suo. Il messaggio allora, rivolto a chi è già avanti negli anni e a chi lo è meno, è l’appello a una responsabilità individuale. Ci si rassegna a una vecchiaia come tramonto triste di decadenza penosa, o ci si dà da fare per garantirsi una quarta età, che meriti la qualifica di vita degna di essere vissuta?

Sì, perché ognuno ha la sua da dire nel decidere il destino della qualità del suo vivere da anziano. A tutte le fasi dell’esistenza la qualità di vita non è automatica, è sempre il frutto delicato di regolazioni opportune. E godere una vecchiaia vitale e soddisfacente dipende, forse ancora di più, da come ognuno si impegna a curare le condizioni fisiche e di spirito che la permettono. È vero che da anziani le risorse vitali diminuiscono. In compenso si ha il vantaggio di una esperienza di vita e di maturità, che fa apprezzare ancora di più l’esistenza, mantiene vibrante l’aspirazione a volerla godere fino in fondo.